Moda e design Come sono creativi questi norvegesi

Fioriscono le aziende dei settori innovativi Dagli arredi al turismo consapevole alla green economy

Francesca Amé

Dici Norvegia e pensi a fiordi incontaminati, allo stoccafisso e al salmone. E sebbene la mente di qualche nostalgica voli alle hit degli A-ha in puro stile anni Ottanta, l'idea che abbiamo del Paese Scandinavo è quello di una «nazione di ingegneri»: gente precisa e poco incline a regalare sorprese. Le cose non stanno esattamente così. La Norvegia sta conquistando il cuore anche degli italiani grazie alle sue incursioni nel design, nel fashion, nell'innovazione. Il nord è tutt'altro che freddo in tema di creatività, specie da quando il governo di Oslo ha capito come coltivare i suoi talenti, con un occhio di riguardo agli insegnamenti che si possono trarre dal Bel Paese. In un palazzo storico del centro di Milano c'è Innovation Norway Italia che tesse le fila di questa rivoluzione silenziosa. Ne parliamo con Elisabeth Meyer, direttrice della società a statuto speciale (è partecipata al 51% dal Ministero Norvegese del Commercio e dell'Industria e al 49% dalle Regioni Norvegesi): «Rispetto al passato la Norvegia sta vivendo un periodo di stagnazione economica che si riflette anche sulla capacità di creare occupazione. Di fronte a questa situazione il Paese ha avuto la lungimiranza di adottare una doppia strategia: da una parte puntando sempre più sulle energie rinnovabili, dall'altra supportando lo sviluppo di settori innovativi, la tecnologia, la green economy, il turismo consapevole, la moda e il design». Durante l'ultima edizione della Design Week milanese si sono visti i primi importanti risultati, con la partecipazione di brand che hanno riscosso ottimo successo tra addetti ai lavori e pubblico. Sono case di produzione come Northern Lighting, che ha portato una ventata di aria fresca nel settore dell'illuminazione o Variér, celebre per le sue sedie oppure ancora Gudbrandsdalens Uldveveri, storica azienda di tappezzeria. Che la Norvegia, per coltivare la creatività dei suoi makers, abbia scelto Milano come città-riferimento in Italia non è un caso: è qui che, nell'ambito del Luxury and Fashion Knowledge Center della SDA Bocconi, otto aziende di moda norvegesi (FWSS, Swims, Iben, Cala og Jade, Lillelam, Aphru, Varsity e Blender Agency) hanno preso parte a un programma di formazione. Obiettivo: creare anche nel profondo Nord una filiera di moda e di lusso, carpire i segreti che hanno reso il made in Italy un brand riconosciuto ovunque nel mondo. È un progetto pilota ma utile a capire come da Oslo intendono anticipare il futuro: l'obiettivo è accelerare, dare a chi ha voglia di fare impresa soprattutto quella creativa la possibilità di essere formato, di fare network e di apprendere da chi è già affermato nel settore. «Milano è una vetrina formidabile», ci spiega Elisabeth Meyer nel suo impeccabile italiano. «Noi norvegesi siamo bravi quando si tratta di puntare al prodotto, ma dobbiamo migliorare nel cosiddetto involucro', nella creazione di brand capaci di crescere e richiedere nuova forza lavoro ci spiega- . Per anni abbiamo vissuto molto bene grazie al petrolio ma ora sappiamo che l'epoca dei combustibili fossili volgerà al tramonto. Vogliamo e dobbiamo essere preparati: ci sono molti settori pieni di possibilità, dall'innovazione, al turismo consapevole, all'energia ecosostenibile, all'enogastronomia.

La moda e il design made in Norway' stanno dimostrando che anche noi scandinavi abbiamo un guizzo creativo capace, grazie alla giusta combinazione tra innovazione, qualità dei materiali e attenzione ai costi di vendita, di intercettare i gusti del mercato globale».

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