La moda milanese in trasferta a Shangai

Firmato un accordo di collaborazione: gli stilisti cinesi potranno formarsi una loro identità e gli italiani farsi conoscere

I protagonisti: Mario Boselli e Cesare Romiti. Uno presidente della Camera della Moda Italiana, l'altro della Fondazione Italia Cina. Insieme hanno firmato un accordo di collaborazione teso a rafforzare le relazioni tra l'Italia e la Cina nel settore del lusso e, in particolare, della moda. L'accordo prevede l'organizzazione di eventi e manifestazioni per promuovere la moda italiana in Cina, lo scambio di informazioni nonché la conoscenza e il confronto tra stilisti cinesi e italiani;seminari, workshop e convegni nel settore dello stile e della moda; iniziative nel campo della formazione sia in Italia che in Cina. Bisogna vedere la Cina «come un'opportunità e non solo come un rischio» ripete Cesare Romiti. «E' vero che le nostre esportazioni aumentano a due cifre, ma - ribatte Boselli - sono ancora solo un decimo di quelle cinesi verso l'Italia. Non si può negare che, oltre ai rischi, ci siano delle opportunità ma, soprattutto per le aziende della parte alta della filiera (filati, tessuti) è senz’altro un rapporto squilibrato, semplicemente a partire dal cambio delle valute, senza neppure scomodare il dumping».
La bilancia appare sbilanciata con un export italiano verso la Cina che vale circa 350 milioni di euro e, in base alle statistiche della Camera della Moda, di quello cinese verso l'Italia di oltre 2.600 milioni. «Lo scopo dell'accordo - spiega Boselli - è migliorare questo equilibrio, seguendo due binari: portando in Cina marchi che non hanno l'immagine, il peso e la notorietà delle grandi marche, e promuovendo la moda cinese in Italia, portando gli stilisti cinesi ad avere una loro identità evitando così le copie banali».
L'accordo nasce dalla constatazione che l'Italia non è ancora riuscita in Cina a sfruttare il proprio vantaggio competitivo in un settore nel quale rappresenta l'eccellenza in termini di creatività e qualità a livello mondiale. Le cause di questo ritardo vanno ricercate in una serie di barriere amministrative e commerciali e nella scarsa conoscenza del mercato cinese e del suo potenziale. Un vuoto che questo accordo intende colmare. «Sin dalla sua nascita -prosegue Romiti- la Fondazione Italia Cina si è impegnata a sostenere e gestire progetti utili alla promozione del Made in Italy, all'assistenza alle piccole e medie imprese e a una migliore conoscenza della Cina e del suo mercato. L’accordo con la Camera della Moda Italiana rientra a pieno titolo nella nostra missione e fornisce il quadro istituzionale per attuare iniziative efficaci in questo settore».
Primo risultato tangibile sarà, ad aprile, l'organizzazione di una Missione Moda in Cina, finalizzata alla conoscenza e alla penetrazione del mercato cinese da parte delle imprese italiane del settore. La Missione prevede incontri con potenziali partner e rappresentanti delle associazioni di categoria cinesi, nonché l'organizzazione di seminari tecnici sulla tutela del marchio e della proprietà intellettuale, sulle modalità di distribuzione in Cina e sul diritto societario.


La Missione Moda si concluderà con la partecipazione al primo Annual Luxury Brands Meeting, convegno internazionale al quale interverranno i principali operatori del settore Lusso di tutto il mondo e che si terrà il 18 e il 19 aprile a Shanghai. L'evento è organizzato dalla Fondazione Italia Cina e da CEIBS (China Europe International Business School), la prima business school in Asia e una delle prime al mondo secondo il Financial Times.

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