
A Parigi è appena finita la più insolita tornata di sfilate dell'alta moda a quasi 60 anni dall'addio di Cristobal Balenciaga alla couture. Stavolta mancavano all'appello tre marchi d'importanza capitale: Dior che è nel bel mezzo del cambio della guardia tra Maria Grazia Chiuri e J.W. Anderson; Valentino che secondo Alessandro Michele non deve presentare più di una couture all'anno e Gaultier che sfila quando trova un giovane designer cui far rivisitare la sua mistica della femminilità. Di fatto nei 4 giorni in calendario c'erano 28 show compresi i due doppi di Armani e Chanel. Del resto ai piedi delle passerelle si parlava soprattutto della drammatica situazione geopolitica mondiale, dei dazi di Trump e dell'ulteriore aumento dei prezzi del lusso per cui un cappotto della prima collezione prét-à-porter di Dior Homme disegnata da J.W. Anderson costerà 200 mila euro: circa 20 mila euro in più di un monolocale in periferia a Milano. A salvare la situazione sono stati alcuni show, primo tra tutti quello di Armani Privè che era un incredibile lavoro sul nero, il non colore che li contiene tutti. L'uscita finale con Agnese Zogla, storica modella della maison, magistralmente fasciata in un abito da sera nero illuminato da mille cristalli, un grande ventaglio in mano e una piccola calottina di velluto color notte sulla testa, sembrava ribadire un concetto da sempre caro allo stilista-imprenditore: l'eleganza non è farsi notare ma farsi ricordare. Daniel Roseberry che dal 2019 disegna Schiaparelli è di tutt'altro avviso e in genere nelle sue collezioni di alta moda c'è di tutto: dalle sculture ai robot, impalcature di perle e corsetti a forma di polmoni. Stavolta, invece, c'è una sofisticata rivisitazione in bianco argentato e nero dell'archivio e un magistrale riferimento al surrealismo di cui Elsa Schiaparelli fu musa e sostenitrice nell'abito rosso costruito al contrario con seni, punto-vita e cuore pulsante nascosto in una collana sulla schiena. Il risultato è una collezione più in linea con quel che vedremo al Victoria & Albert Museum dove dal 21 marzo al 1 novembre 2026 sarà allestita la prima mostra inglese sulla moda e sull'influenza artistica della Grande Schiap. Ottimo debutto di Glen Martens da Margiela dove prende il posto di un monumento vivente all'alta moda come John Galliano rivisitando in chiave contemporanea i codici del fondatore del brand: dalle modelle con la faccia coperta da incredibili maschere metafisiche negli stessi tessuti degli abiti al riciclo di materiali inusuali come la plastica da imballaggio per costruire capolavori sartoriali. Martin Margiela avrebbe applaudito dalla prima all'ultima uscita. Da Balenciaga una folla di celebrità tra cui Nicole Kidman festeggia Demna, il designer georgiano che lascia lo storico brand franco-ispanico per Gucci dopo 10 anni di successi e cambiamenti divinamente raccontati in una mostra nel quartier generale della maison. Lì apprendiamo che sulla passerella di Balenciaga sfilano oggetti sensazionali come i diamanti di Liz Taylor indossati da Kim Kardashian e una spilla a forma di rosa in seta, plastica, carta riciclata e ottone che al pubblico costerà 4500 euro. «Per farla ci vogliono 65 ore di lavoro in atelier» spiega un portavoce del brand. Mentre Gherardo Felloni ci racconta che per costruire la otto borse Pièce Unique di Roger Vivier stavolta ha saccheggiato gli archivi di Lesage per trovare ricami, bottoni e passamanerie che in qualche modo ricordassero le rose. Poi ha assemblato il tutto in capolavori senza prezzo riferiti alla regina dei fiori. Elie Saab non esce dal suo immaginario principesco e favolistico d'antan com'è giusto che sia in un paese come il Libano vicinissimo alla tragedia della guerra in medio oriente. Intanto J.W.
Anderson che è il primo designer nella storia a disegnare tutte le collezioni di Dior spiega che nel suo brand accanto alla moda compariranno oggetti e prodotti di cui lui non può fare a meno: dal miele di Houghton Hall Estate alle coperte gallesi, dalle tazze di Lucie Rie, passando per le forbici a forma di cicogna create nel '600 per le sartorie inglesi fino ai chiodi forgiati a mano. Insomma non solo moda alta o bassa che sia, ma almeno un po' di stile.