Modello Il paltò ispirato dagli affreschi vaticani

RomaSono abiti che «non strillano», come dice Raffaella Curiel, ma lasciano il segno. Abiti di contenuta eleganza, nati da una raffinata cultura dal timbro tutto personale. Sfilano tra le candele, nelle suggestioni dell’antico Palazzo Sacchetti di Roma e per la stilista milanese è la realizzazione di un sogno.
«Il mio amico architetto Paolo Portoghesi - racconta Lella- festeggiava gli 80 anni nel Salone Sistino della Biblioteca vaticana, quando sono rimasta impressionata dai colori della volta affrescata nel ’500 che sta all’ingresso, nella Sala degli scrittori. L’armonia di colori ed emozioni mi ha fatto pensare al vecchio mondo stanco per un avvenire pieno di luci ed ombre, ma che sicuramente troverà una forza trascendentale per le nuove generazioni».
Giochi di angeli, volute di ghirlande, tondi di cielo aperto: ecco i disegni della volta stampati sul sontuoso cappottino corto dal grande collo a corolla e dalle ampie maniche, che apre la sfilata della Curiel per AltaRoma. E poi i famosi tailleur della maison (i «curiellini»), gli svolazzanti abiti da cocktail, i sensuali modelli lunghi da sera, ispirati dai colori naturali e pastosi, più ancora che dai disegni, che la stilista ha cercato di catturare con gli occhi quella sera per riprodurli nelle sue 58 creazioni: tutte le sfumature dei succhi d’erba, dei gialli di Siena, dei terracotta lievi, dei vermigli, dei blu cobalto e dei lapislazzuli, dei bianchi gesso e lavagna.
Dalla tavolozza dei grandi maestri cinquecenteschi nasce la collezione «Haute couture for ever», che fotografa un percorso ampio di sartorialità dagli anni ’40 ad oggi. É un inno alla rinascita primaverile, con stampe di narcisi gialli e prati verdi sulle gonne fluttuanti che si aprono come corolle, geometrie di scacchi bianco-neri sui tailleur, rombi ricamati che impreziosiscono alla vita le giacche corte, drappeggi e giochi di pieghe che costruiscono piccoli corpini, inserti negli abiti di nastri di seta originali del ’700.
Per un insieme di modelli così importanti Lella ha voluto uno scenario carico di storia come il monumentale Palazzo che, per la prima volta, la sua amica marchesa Giovanna Sacchetti ha aperto a una sfilata affollata di vip dell’aristocrazia, della politica, dell’imprenditoria, della diplomazia.
Il defilè inizia con l’«Inno alla gioia» della Nona sinfonia di Beethoven ed è tutta un tripudio di vitalità ed allegria. Di ostinato ottimismo in tempo di crisi. «Importante è crederci - dice la stilista- vivificare le nostre tradizioni, sperimentare, ripercorrere la bellezza, reinventarla, trasformarla per non perdere il bene assoluto della femminilità».
Dal suo archivio storico Lella tira fuori 15 bozzetti della madre, la raffinata Gigliola che fu sarta dal dopoguerra fino agli anni ’70 della migliore aristocrazia e borghesia milanese.

Per lei è stata la più grande maestra e da quei disegni nascono abiti dalla felice sinergia tra stile retrò e gusto contemporaneo. Mentre a firmare accessori e scarpe della sfilata c’è un’altra Gigliola, la figlia di Lella. A conferma che la tradizione Curiel continua.

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