Giannino Della Frattina
da Verona
Oltre 250mila decessi ogni anno (il 42 per cento) e tre milioni e 300mila persone interessate solo in Italia. Negli stessi dodici mesi nel mondo muoiono 3,8 milioni di uomini e 3,4 milioni di donne per eventi coronarici che, almeno in parte, potrebbero essere prevenuti ed evitati. Nel nostro Paese sono più di 800mila i pazienti in cura per le malattie cardio-cerebro-vascolari e ogni anno nascono 4mila bambini cardiopatici. Cifre già di per sé cariche dangoscia, ma destinate a diventarlo ancor di più a sentir lOrganizzazione mondiale della sanità che prevede un incremento dei dati, con i decessi legati alle malattie cardio-vascolari che saliranno presto a 18,1 milioni, per arrivare nel 2030 a 24,2 milioni (il 32,5 per cento). Una vera e propria «pandemia, accentuata dal progressivo invecchiamento della popolazione». Medici, esperti e rappresentanti dei pazienti ne hanno discusso a Verona al simposio organizzato da St. Jude Medical, la multinazionale americana con sede italiana a Cologno monzese che produce dispositivi contro i disturbi di cuore e vasi. Tutti daccordo sul fatto che di fronte a questi dati e al continuo incremento dellaspettativa di vita, diventi fondamentale il ruolo della prevenzione e della ricerca. Soprattutto in Italia dove solo lo 0,47 della spesa sanitaria viene investita nelle campagne dinformazione. «In una classifica mondiale sulla prevenzione - denuncia Giovanni Spinella, presidente del Coordinamento nazionale associazioni cuore -, viene dopo la Corea e la Turchia».
«È una provocazione - avvisa prima di pronunciarla Gianluca Iasci, ad di St. Jude Medical Italia -, ma uno studio pubblicato sul New England Journal of Medicine ha calcolato che negli Stati Uniti, a fronte di un aumento della spesa sanitaria pari al 10 per cento lanno, dal 1960 al 2000 laspettativa di vita è aumentata in media di 6,9 anni. Di questi, 5 anni (il 70 per cento) sono stati guadagnati grazie allo sviluppo della cardiologia, mentre loncologia ha contribuito per il 3 per cento. Non si vuole aprire una guerra fra malati, ma qualche riflessione sul rapporto tra visibilità e risultati reali raggiunti forse va fatta. Si tratta cioè di capire se stiamo spendendo al meglio i nostri soldi». La cardiologia, dunque, prima causa di morte, ma Cenerentola della ricerca. «In nessunaltra branca della medicina - spiega Antonio Curnis, elettrofisiologo presso la divisione di cardiologia degli Spedali Civili di Brescia -, gli studi condotti negli ultimi 15 anni hanno provato lefficacia di trattamenti mirati, in grado di far conquistare anni di vita in più e non soltanto mesi come accade in oncologia». Eppure, gli fa eco Iasci, «i medici hanno stimato che, dei 90mila italiani che potrebbero beneficiare dellimpianto di dispositivi per la risincronizzazione cardiaca, appena 10mila li ricevono». È vero che apparecchi come i defibrillatori impiantabili costano molto, aggiunge Curnis, «ma se negli anni successivi allintervento le spese per il paziente si dimezzano rispetto a quelle necessarie senza defibrillatore, ne guadagna non solo lazienda produttrice, ma anche il malato, lospedale e la società». Il ricovero di un paziente con scompenso cardiaco costa 400-700 euro al giorno e la degenza arriva spesso ai 15 giorni.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.