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Moggi e De Santis cercano di inguaiare Moratti

È il momento del tutti contro tutti. Chi apre bocca cala l’asso da novanta. Moratti e Mancini contro de Santis, Moggi contro Rossi e Moratti, Nedved contro tutti. Per un giorno la Juve ancien régime è tornata in campo e Juve-Inter è tornata una sfida da colpi bassi. Arbitro ovviamente De Santis contro il quale Mancini non si è risparmiato. Il personaggio sta cordialmente sullo stomaco al tecnico, che già domenica gli ha rifilato un bello schiaffo («Schifato lui? Schifati noi da lui e lo saremo per il resto della vita») e ieri ha giocato tra ironia e convinzione («Non parlo degli arbitri, ma lui è un ex») quando gli è stato chiesto cosa pensasse del pedinamento che ha infilato l’Inter nel tritacarne dei dubbi e dei sospetti. «Probabilmente c’era una ragione per farlo pedinare, se ha preso quattro anni di squalifica...». Eppoi a chiarire: «Comunque ci sono cose in cui l’Inter è tirata in ballo e si parla di calcio. Altre nelle quali è tirata in ballo e non si parla di calcio: in queste ultime l’Inter non c’entra».
Da Mancini a Moratti il passo è breve. Il patron nerazzurro dovrà spiegare all’ufficio indagini la storia di quel pedinamento. Vero? Falso? Preoccupato? «Per niente», ha risposto lui davanti al solito nugolo di microfoni prima di lanciare la linea difensiva. «Confermo il fatto che mai è stato dato alcun mandato per seguire qualcuno. E quasi mi dispiace vedendo invece la reazione smodata, scomposta di un certo mondo condannato e di tutti quelli che gli stanno intorno». Rabbia e rammarico sono tutt’uno. «Insomma se fossimo andati in fondo allora, forse due anni fa avremmo risolto il problema, invece di aver aspettato altri due anni». Da qui la conferma che i sospetti presero corpo ed anche le idee sul da farsi. Il resto, le accuse dell’ex arbitro che ha parlato dell’ipotesi di ricatto, è materia per uno schiaffeggiamento. Verbale. «Il signor De Santis non merita nessuna risposta».
In questa guerra di nervi e parole ieri si è fatto largo anche Pavel Nedved. Il ceco non è stato leggero con nessuno, partendo dal caso Telecom-intercettazioni-De Santis: «Non mi sorprendo. Mi auguro che vengano fatte chiarezza e giustizia appena possibile. Non mi interessa se leveranno lo scudetto all’Inter: ormai ce l’hanno tolto. Sono certo che i giudici troveranno altre cose. Fino ad oggi ha pagato solo la Juve e non mi sembra giusto».
Niente male, ma solo un antipasto del gran finale orchestrato da Moggi che ha scoperto un altro centro di potere: la televisione dove può dire ciò che vuole. Altro che arbitri. Moggi fa audience e pubblicità gratuita a se stesso. Ieri da Enrico Mentana, nella puntata di Matrix, ha usato il bazooka contro Moratti e Guido Rossi. «Rossi è partito dalla casa madre ed è venuto a fare il commissario in federcalcio. Ha fatto quello che doveva ed è ritornato alla casa madre. Una sorta di viene, fa e va». Poi per non essere male inteso: «Moratti, Tronchetti Provera e Rossi sono soci delle stesse cose, sono stati nel consiglio d’amministrazione di Telecom e dirigenti dell’Inter. Sta venendo fuori quello che avevo detto sei mesi fa parlando di spionaggio industriale». E via rincarando. «Juve-Inter con Ceccarini arbitro? Giocava Recoba (legato a passaportopoli, ndr) quella partita era finita prima di cominciare. Il rigore su Ronaldo? Io sono come Boskov: rigore c’è quando arbitro fischia».
Sorriderà Francesco Saverio Borrelli che ieri si è incontrato con il ministro Melandri e il commissario Pancalli ed ha lasciato intendere che oggi pronuncerà il suo «sì» a capo dell’ufficio indagini. Ha avuto garanzie e assicurazioni, nonostante le frecciate di Matarrese.

Avrà ancora tanto lavoro.

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