Moldova, Voronin accusa: "Romania dietro la rivolta"

Sale la tensione fra i due Paesi dopo l'assalto a palazzo presidenziale e parlamento da parte dei manifestanti anti-comunisti. Espulso l'ambasciatore romeno. Bucarest respinge le accuse. Arrestati 193 manifestanti. Un testimone italiano: "Calma tesa...". Guarda il video

Moldova, Voronin accusa: 
"Romania dietro la rivolta"

Chisanu - Rivolta in Moldova, sale la tensione con la Romania che accusa Bucarest di fomentare gli scontri post elettorali ed espelle l'ambasciatore di Bucarest. La polizia anti-sommossa nella notte ha ripreso il controllo del parlamento e del palazzo presidenziale di Chisanu, presi d'assalto da una folla che di manifestanti che protestava contro lavittoria dei comunisti alle elezioni legislative.

Arresti La polizia ha arrestato 193 persone coinvolte nei disordini. Come ha riferito Anna Meleka, portavoce del ministero dell'Interno citata dall'agenzia Ria Novosti, gli arrestati sono accusati di saccheggio, atti di teppismo e azioni violente. Secondo il canale televisivo russo 'Vesti', negli scontri sono rimasti feriti un centinaio di poliziotti moldavi.

I manifestanti: "Rilasciateli" I manifestanti in piazza a Chisinau hanno lanciato un ultimatum al governo, esigendo l’immediato rilascio edei 193 arrestati. L’intenzione, ha spiegato un manifestante all’agenzia Interfax, è di fare irruzione nella sede governativa se il ministero dell’Interno non darà seguito alla richiesta in tempi brevissimi.

Voronin accusa la Romania Il presidente moldavo Vladimir Voronin ha definito i disordini e le violenze di ieri un chiaro tentativo di colpo di stato."Quando la bandiera romena è stata issata sugli edifici governativi, è divenuto chiaro il tentativo dell’opposizione di attuare un colpo di stato" ha detto Voronin. E l'ambasciatore moldavo a Bucarest è stato richiamato a Chisinau "per consultazioni".

Espulso l'ambasciatore romeno L’ambasciatore romeno a Chisinau Filip Teodorescu ha ricevuto la nota ufficiale che lo obbliga a lasciare la Moldova entro 24 ore dopo che è stato dichiarato persona non grata. Lo ha annunciato il ministero degli Esteri moldavo. Anche il ministro consigliere presso la delegazione romena di Chisinau Ioan Gaborean è stato dichiarato persona non grata dalle autorità moldave e dovrà lasciare il Paese.

La Romania: non siamo dietro i disordini  "Questa accusa è una provocazione - tuona un comunicato del ministero degli Esteri romeno -. Non è accettabile che il potere comunista di Chisinau trasferisca alla Romania e ai suoi cittadini la responsabilità per i problemi interni in Moldova". Il ministero ritiene poi "aberranti" le misure unilaterali tese ad imporre visti ai romeni, annunciate dal presidente moldavo Voronin. Bucarest sottolinea che "la Romania non prenderà simili misure sul personale dell’ambasciata della Moldova a Bucarest e manterrà il sistema di visti gratuiti per i cittadini moldavi". Bucarest "continuerà a sostenere l’avvicinamento della Moldova all’Ue, anche attraverso progetti destinati ai giovani che vogliono studiare in Romania, nonchè la partecipazione ad altri progetti europei destinati ai cittadini di questo Paese". Il ministero degli Esteri si dice infine "indignato" per la decisione delle autorità di Chisinau di dichiarare persona non grata l’ambasciatore romeno in Moldova, Filip Teodorescu.

L'opposizione potrà verificare il voto La Commissione elettorale centrale è disposta a fare accedere i rappresentanti dell’opposizione ai documenti relativi alle elezioni legislative di domenica scorsa dopo la conclusione del conteggio, ha annunciato il segretario Yurie Chokan a Interfax. "Abbiamo ricevuto richieste da diversi partiti che sospettano violazioni nel corso del voto. Abbiamo deciso che tutto deve rispettare le procedure. Daremo l’accesso a tutte le liste dei votanti e i risultati dello spoglio", ha spiegato. Secondo Chokan "esiste una procedura di verifica. Finiremo di conteggiare i voti oggi. I risultati ufficiali saranno annunciati domani. Da quel momento i rappresentanti dei partiti avranno 15 giorni per verificare i dati su cui esistono dubbi. Dopo il risultato delle elezioni sarà inviato alla Corte Costituzionale, che ha il diritto di prendere le decisioni successive".

L'opposizione Il leader del partito liberaldemocratico Vlad Filat ha detto che la manifestazione contro il governo proseguirà fino a quando non verrà data una risposta dalle autorità sul riconteggio dei voti. "La Moldova si e' svegliata", "Vogliamo entrare in Europa", "Vogliamo unirci alla Romania": questi gli slogan scanditi dalle decine di migliaia di dimostranti - in gran parte giovani e studenti - che sono riusciti a rompere i cordoni delle forze dell'ordine e a fare irruzione negli edifici del parlamento e della presidenza, situati a breve distanza l'uno dall'altro. Mobili e documenti sono stati gettati dalle finestre, con i dimostranti che hanno appiccato il fuoco ai primi piani dell'edificio del parlamento e in parte anche alla sede della presidenza. Il presidente Voronin ha accusato forze oscure di voler "destabilizzare" la Moldova, mentre uno dei leader del partito comunista al potere, Mark Tkaciuk, ha parlato apertamente di "tentativo di colpo di Stato". "Contestare i risultati elettorali è solo un pretesto", ha detto il presidente. "Non ci sono ancora i risultati definitivi ufficiali. Per questo ci sembra strano che ci sia tanta fretta da parte di coloro che hanno scatenato un tale baccanale". Voronin ha aggiunto che non vi è nessuna prova di possibili brogli elettorali, e che tutte le valutazioni delle organizzazioni internazionali erano state positive.

Ieri l'Osce (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa) aveva definito il voto in Moldova conforme alle norme internazionali, anche se aveva auspicato miglioramenti per evitare interferenze amministrative nel processo elettorale. In tarda serata le migliaia di manifestanti antigovernativi erano ancora intorno al parlamento, e il loro numero era in continuo aumento, fino a che la polizia non è riuscita a liberare il palazzo, insieme a quello presidenziale.

Forte preoccupazione è stata espressa da vari Paesi. Sia Mosca che Washington hanno fatto appello a una pacifica soluzione della crisi. Anche il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon ha esortato le parti ad astenersi da ogni violenza. E mentre manifestazioni di sostegno alle proteste anticomuniste moldave si sono svolte ieri a Bucarest, la Moldova ha richiamato a Chisinau l'ambasciatore in Romania per consultazioni.

Ingressi vietati nel Paese Tra ieri e oggi la polizia di confine moldava ha vietato l’ingresso dalla Romania nella confinante Moldova a circa 280 romeni, bulgari e moldavi, tra cui più di 20 giornalisti di testate romene e straniere e 50 giovani moldavi che studiano in Romania. "Non abbiamo ricevuto nessuna comunicazione ufficiale dalle autorità moldave, che ci hanno soltanto informato a voce su problemi tecnici alla dogana", ha dichiarato a Mediafax il portavoce della polizia di confine di Vaslui (est della Romania), Manuel Nacu. Prima delle elezioni politiche del 5 aprile scorso, Chisinau aveva vietato, con vari pretesti, l’ingresso di circa 250 romeni, tra cui autorità locali e cantanti. La Moldova, che era parte della Romania, fu occupata nel 1940 dall’Unione Sovietica a seguito del Patto Molotov-Ribbentrop , e diventò indipendente nel 1991, dopo lo smembramento dell’Urss.

Un testimone italiano: "C'è una calma tesa..." "In città la situazione è sotto controllo, ma c’è una sensazione di attesa, attesa di qualcosa che potrebbe avvenire ma che non si sa ancora cosa sia", ha detto per telefono all’ANSA don Cesare Lodeserto, presidente della Fondazione Regina Pacis che si occupa di solidarietà e sviluppo nelle zone rurali del Paese. "In molti si stanno muovendo dai villaggi per unirsi ai dimostranti e sostenere l’opposizione", ha aggiunto. Lodeserto ha raccontato di aver vissuto "in presa diretta" gli scontri di ieri perchè la sede della sua associazione si trova "sotto le mura di cinta del palazzo presidenziale"." Erano almeno 10 mila giovani e giovanissimi, sotto i 30 anni, addirittura sotto i 20 - ha detto -. Hanno raccolto per strada quello che trovavano, bastoni, pietre, blocchi di marmo e si sono diretti verso i palazzi devastando tutto e appiccando il fuoco. La polizia ha prima cercato di fermarli, poi ha avuto disposizioni di andare via".

"Hanno trasformato un’azione di protesta democratica in un’azione violenta - ha concluso don Cesare -. Ma non c’è dubbio che questi giovani, che all’improvviso sono usciti dalle scuole, abbiano ricevuto l’input da qualcuno".

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