È il momento del bel canto con la Devia e i tre tenori

L’immagine del calice di cristallo mandato in frantumi, che campeggia nei grandi cartelloni pubblicitari che da qualche giorno invitano al «Bel canto Festival» che l’Accademia di Santa Cecilia propone come avanti stagione, dal 12 al 29 settembre, riproduce efficacemente ciò che nell’immaginario collettivo rappresenta il cantante dall’acuto potente; che sarebbe quello che riesce a mandare in mille pezzi un calice di cristallo, a mettere i vibrazione i vetri delle finestre o a far tintinnare, un lampadario, colpendoli senza scampo con l’onda d’urto della sua voce. Anche se questo è il bizzarro metro con cui volgarmente si giudica il valore e la potenza di un cantante come il soprano o il tenore, che hanno le voci più acute, tale metodo di valutazione artistica non può essere assunto a regola d’arte.
Con il termine «bel canto» - che tecnicamente indica la grande stagione del canto settecentesco, con particolare riferimento all’epoca dei castrati e ai loro virtuosismi vocali - Santa Cecilia intende riferirsi all’epoca in cui il canto italiano primeggiava nel mondo, vi era imitato ovunque, e rappresentava il tipico stile del nostro melodramma preromantico, che in Gioacchino Rossini, Vincenzo Bellini e Gaetano Donizetti ebbe i tre dominatori assoluti; la stessa epoca, segnata dalla bellezza sorgiva del canto, per la quale, riferendosi particolarmente a Vincenzo Bellini, Carmelo Bene andava dichiarando che agli allestimenti scenici pur belli ed appropriati che lo avrebbero distolto dall'ascolto, egli preferiva sempre e comunque un «posto d’ascolto, al buio».
Il festival ceciliano si apre, venerdì prossimo (Sala Santa Cecilia, l’orchestra dell’istituzione è diretta da Carlo Rizzari), con un concerto-sfida fra tre tenori, sulla scorta di quello di Caracalla del Duemila ripetuto infinite volte, ma con protagonisti vocali di nuova generazione - nessun italiano: John Osborn, Celso Abnelo e Barry Banks - fra quelli che accarezzano le orecchie con sfilze di sovracuti (in programma anche Una furtiva lacrima dall’Elisir d’Amore; A mes amis, dalla Fille du regiment). Lunedì 15, una cantante di lungo corso e di eccezionali qualità, ma «antidiva» per eccellenza, Mariella Devia, in un recital con pianoforte, nella Sala Petrassi. Diva per antonomasia, invece, Cecilia Bartoli, che giovedì 25, nella Sala Sinopoli, torna a Roma dopo molto tempo, anche per presentare il suo ultimo cd dedicato a Maria Malibran, con un programma che nell’ultimo anno, ha cantato decine e decine di volte in ogni parte del mondo tranne che a Roma, sua città natale. Il suo atteso recital è preceduto, giovedì 18, da un’Accademia vocale animata dai migliori allievi dell’Opera Studio, guidata da Renata Scotto.


Gran finale con replica (venerdì 26 e lunedì 29) affidata alla bacchetta di Kent Nagano, direttore amatissimo, che dirige due recite di Norma di Vincenzo Bellini, protagonisti vocali Micaela Carosi, Sonia Ganassi, Gregory Kunde e John Relyea. Da non perdere. Prenotarsi. Biglietti da 15 a 55 euro. Info 06.8082058.

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