Il mondiale degli azzurri si gioca tutto in una partita

D a oggi non si scherza più. L’Italia ovale deve scendere dai calendari e uscire dagli spot televisivi: da oggi gli unici riflettori che contano sono quelli del mondiale francese. Non tanto per il debutto impossibile con i mostri sacri tutti neri, quanto per quello che si dovrà fare nei prossimi giorni: le vittorie obbligate su Romania e Portogallo e l’ora della verità fissata per le 21 del 29 settembre quando gli azzurri si giocheranno tutto il loro mondiale in una sola partita, quella con la Scozia.
Inutile nascondersi: dopo cinque edizioni in cui abbiamo fatto la nostra più o meno onesta figura, senza mai riuscire però ad andare oltre la prima fase, l’Italia adesso deve tentare il salto di qualità. Il nostro rugby è salito di livello, il movimento (inteso come esportazione di giocatori e giro di soldi) è indubbiamente cresciuto: non siamo più quel bel gruppo di volonterosi affidato a Marco Bollesan vent’anni fa, che tra l’altro sfiorò persino l’impresa di qualificarsi ai danni di Figi e Aregntina.

Negli ultimi anni, per non dire mesi, abbiamo battuto squadre di alto livello come Scozia e Galles, oltre ad aver fatto soffrire l’Irlanda. Belle soddisfazioni che però non possono più restare fini a se stesse. È l’ora di raccogliere i frutti di quanto abbiamo seminato. Prima di ringraziare Pierre Berbizier e affidarci a un futuro ancora tutto da scoprire.

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