2019, anno d'oro per i miliardari "filantropi" come Bill Gates

Un anno d'oro, quello sta per concludersi, per i Paperoni e "filantropi" di tutto il mondo: il patrimonio delle 500 persone più ricche del mondo è cresciuto del 25% in 12 mesi

2019, anno d'oro per i miliardari "filantropi" come Bill Gates

Un anno d'oro per i "filantropi" e benefattori di tutto il mondo: nel 2019, secondo la classifica stilata da Bloomberg, il patrimonio delle 500 persone più ricche del mondo è salito, in soli 12 mesi, del 25%. I soli Paperoni americani hanno aggiunto 500 miliardi di dollari ai loro patrimoni, come Mark Zuckerberg, Ceo e fondatore di Facebook, che nel corso dell'anno ha guadagnato 27,3 miliardi di dollari. O il "filantropo" Bill Gates, fondatore di Microsoft, che ha aggiunto al suo patrimonio ben 22,7 miliardi di dollari. Solo 52 persone nella lista hanno visto un parziale declino della loro ricchezza, come il Ceo di Amazon Jezz Bezos, che ha perso nove miliardi di dollari nel 2019 a causa del suo divorzio ma che mantiene comunque la corona di uomo più ricco del mondo. I guadagni dei super ricchi maturati nel 2019 getteranno benzina sul fuoco al già acceso dibattito sulla crescita delle diseguaglianze. Negli Stati Uniti, lo 0,1% delle persone controlla una quota maggiore della ricchezza rispetto a tutto il resto della popolazione, spingendo alcuni politici a chiedere una radicale ristrutturazione dell'economia e della distribuzione dei redditi.

Chi ha fatto più affari nel 2019 è stato il francese Bernard Arnault, che ha guadagnato 36,5 miliardi di dollari nel 2019 diventando la terza persona più ricca del mondo e uno dei tre ad avere un patrimonio personale che supera i 100 miliardi di dollari. Come nota Bloomberg, crescono anche i miliardari cinesi: He Xiangjian, fondatore del più grande esportatore cinese di condizionatori d'aria, è stato il protagonista assoluto dell'anno, aumentando in un anno la sua ricchezza del 79% e salendo a 23 miliardi di dollari. Bene anche i Paperoni russi, che hanno aumentato del 21% i loro guadagni nel corso del 2019.

Ma torniamo al caso esemplare dei "filantropi" e benefattori come Bill Gates. Nel 1996 Bill Gates sposò la moglie Melinda e nel 2000 lanciarono insieme la Bill & Melinda Gates Foundation, che con con un asset di 50.7 miliardi di dollari è oggi considerata la fondazione più grande del mondo. Non più tardi di qualche mese fa, Melinda Gates raccontava in un'intervista a Repubblica il suo ultimo libro pubblicato in Italia, Spiccare il volo, edito da Piemme. Il ritratto perfetto della Paperona ultra-milionaria progressista impegnatissima in cause benefiche. Il paradosso è che Melinda Gates si fa promotrice della lotta alle disuguaglianze e spiegava che il suo ultimo libro "è solo il primo passo di una campagna appena lanciata su cui investiamo un miliardo di dollari: “Equality can’t wait”, l’uguaglianza non può attendere". Come spiega il politologo Francis Fukuyama, quello che vogliono i miliardari come i Gates non è solo possedere case, barche e aerei fino a perderne il conto. Quello che vogliono è altro: possedere la più grande collezione di dipinti di Francis Bacon, o essere al comando dello yacht vincitore dell'America's Cup, o fondare - come Bill e Melinda - la più grande istituzione benefica al mondo. "Quello che i miliardari cercano - osserva Fukuyama nel suo ultimo libro Identità edito da Utet -non è un livello assoluto di ricchezza, quanto piuttosto una posizione di superiorità rispetto agli altri miliardari".

Una mera questione di vanità, di senso di onnipotenza o come nota La Verità, un esempio di "carità pelosa", come quella del magnate George Soros, fondatore dell'Open Society Foundations. In questo caso la "filantropia" serve non solo ad apparire migliori rispetto agli altri miliardari globali, ma anche ad alimentare un certo senso di onnipotenza. Un po' perché Soros si crede una sorta di divinità, come scriveva nel 1987 nel volume The Alchemy of Finance: "Per dirla in modo brutale, io mi sono sempre visto come una specie di dio o un riformatore economico alla Keynes, o, ancora meglio, come un Einstein. Il mio senso della realtà era abbastanza forte da farmi capire che queste aspettative fossero eccessive, perciò le tenni nascoste come peccati vergognosi. Tale atteggiamento rappresentò una fonte di infelicità per gran parte della mia vita.

Mentre mi facevo strada nel mondo, la realtà si avvicinava sempre più alla mia fantasia e così potei finalmente confessare il mio segreto, perlomeno a me stesso. Inutile dire che ora mi sento molto più felice per averlo fatto".

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