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640 chili di esplosivo al cimitero per uccidere l'uomo di Erdogan

Le autorità denunciano un tentato omicidio. Sotto tiro il numero due dell'Akp

Erdogan parla alla folla radunata davant al palazzo di Ankara
Erdogan parla alla folla radunata davant al palazzo di Ankara

Una quantità ingente di esplosivo, nascosti vicino alla tomba di famiglia. Così, dicono le autorità turche, qualcuno progettava di uccidere Mehdi Eker, il numero due del partito di maggioranza, l'Akp di Recep Tayyip Erdogan.

Parla di 640 chili il comunicato pubblicato dal prefetto di Diyarbakir, la città a maggioranza curda nel Sud-Est della Turchia, spesso definita dai curdi come la loro capitale de facto.

Secondo un funzionario turco citato dalla France Press in forma anonima, chi voleva uccidere Eker, originario della città e di etnia curda, voleva colpire durante la festa del Kurban Bayrami, che avrà inizio domani, approfittando di una visita alle spoglie della madre che il politico compie ogni anno.

L'esplosivo è stato scoperto in cinque punti diversi del cimitero, vicino alla tomba della madre del vice-segretario dell'Akp, ex ministro dell'Agricoltura e tra i membri di etnia curda più in vista all'interno del partito conservatore.

"Non si è trattato di un tentato omicidio contro una sola persona", ha detto all'emittente Ntv Eker, spiegando che con lui ci sarebbero state questa domenica un centinaio di persone e che dunque, se il piano fosse andato a buon fine, si prospettava "un grande massacro".

Non ci sono per ora informazioni sulla mano che potrebbe avere piazzato l'esplosivo. È tuttavia simbolica la scelta del luogo. Da che in Turchia si sono riaperte le ostilità con il Pkk, a luglio dello scorso anno, anche Diyarbakir - e soprattutto il centro storico di Sur - sono rimaste coinvolte dagli scontri.

Di recente le autorità hanno deciso di commissariare una serie di municipalità, comprese quella di Sur e Silvan, dove nella fase più aspra dei combattimenti l'amministrazione locale - accusata di simpatie per il Pkk - aveva proclamato "l'auto-governo".

Ancora a Diyarbakir un gruppo di 50 attivisti curdi ha dichiarato da alcuni giorni uno sciopero della fame a oltranza, chiedendo che a una delegazione sia concesso di incontrare Abdullah Ocalan, il leader del Pkk che dall'aprile 2015 è in isolamento in carcere a Imrali.

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