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"Ridurre il debito": l'agguato di Dombrovskis all'Italia

Valdis Dombrovskis ricorda ai Paesi Ue dall'economia più fragile sul fronte del debito che è tempo di rigore. Un messaggio, neanche troppo implicito, all'Italia?

"Ridurre il debito": l'agguato di Dombrovskis all'Italia

Mentre Giorgia Meloni compie la sua prima visita ufficiale al cospetto dei big dell'Unione Europea a Bruxelles da Riga il "falco dei falchi", il vicepresidente della Commissione Valdis Dombrovskis, lancia l'ennesimo monito sul debito pubblico e il bilancio dei Ventisette. "Le linee guida di politica fiscale stanno cambiando" e "in particolare i Paesi con un debito elevato dovrebbero iniziare a concentrarsi sulla riduzione del debito. In generale non stiamo raccomandando di introdurre stimoli fiscali all'economia. Meglio misure mirate e temporanee e fare più attenzione ai problemi di sostenibilità fiscale", ha dichiarato l'ex primo ministro lettone nel suo intervento in un dibattito organizzato dalla Banca centrale del suo Paese Riga.

Queste linee guida "saranno contenute nelle raccomandazioni specifiche ai Paesi che manderemo in autunno", ha aggiunto Dombrovskis. Tornano, anche se con valore solo consultivo data la sospensione del Patto di Stabilità, le "letterine" dell'Ue tristemente note per aver spesso indotto gli esecutivi di Roma a fare dietrofront sulle politiche espansive o aver creato politiche accomodanti agli scenari della normalità comunitaria, in passata costellata di austerità e rigore. E Dombrovskis a maggio lo aveva detto: l'esame sui conti italiani sarà uno dei più attenti.

Per il falco che ha ricevuto nel 2019 da Ursula von der Leyen il potere di coordinamento sui dipartimenti economici del Berlaymont, compreso quello dell'ex presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, il ritorno all'ortodossia è una necessità non più demandabile. Anzi, alla ritirata della Banca centrale europea va fatta seguire la fine ordinata dei sostegni all'economia. "Non abbiamo bisogno di un mix coerente di politica monetaria e politica fiscale. La crisi è diversa dal Covid, noi ora non raccomandiamo ai Paesi di mettere in campo degli estesi stimoli fiscali. Questo è il momento della prudenza nelle politiche di bilancio", ha rilanciato Dombrovskis. Il messaggio è diretto ai Paesi del Sud Europa e guarda in particolare alla nuova arrivata, Giorgia Meloni, la quale ha scelto come ministro dell'Economia un uomo prudente e sempre attento come Giancarlo Giorgetti, che nulla ha dichiarato o fatto fino ad ora per poter anche solo lontanamente animare critiche da parte di Bruxelles. Il sentiero è stretto per l'Italia, perché le parole di Dombrovskis riflettono un sentire sempre più comune in Europa.

Contro la crisi energetica, dice Dombrovskis, bisogna utilizzare "le risorse a disposizione dell'Ue". Nel parlare a nuora perché suocera intenda che spesso contraddistingue le uscite del rigorista numero uno dell'Ue questo implica che si dovrà tornare a sfruttare tutto il set di regole che la crisi del Covid ha temporaneamente sospeso. Ivi compreso quel Patto di Stabilità che Mario Draghi, Olaf Scholz e Emmanuel Macron prima della guerra russo-ucraina e della conseguente emergenza hanno più volte dichiarato di voler superare e cambiare.

Ora con l'inflazione in volo in Germania ha ripreso forza il Ministro delle Finanze liberale Christian Lindner, l'immancabile Olanda di Mark Rutte chiama a gran voce il ritorno delle regole e i Paesi baltici e i nordici seguono a ruota. Per Meloni e il suo governo la sfida, di fronte al rinfocolamento del fronte dei falchi, sarà triplice. In primo luogo, destreggiarsi col sentiero stretto dei fondi pubblici in patria; in secondo luogo, evitare che gli affondi dei rigoristi accelerino la censura di bilancio che tanti problemi ha creato all'economia europea negli anni scorsi; infine, ricostruire il fronte mediterraneo con la Francia, la Spagna e Stati come Portogallo, Grecia e Cipro per opporre ai nordici una spinta tale da non confondere la prudenza di bilancio con il ritorno della gabbia del rigore di cui Dombrovskis è stato in passato il guardiano numero uno.

Così da evitare nuovi problemi e danni autoinferti all'economia del Vecchio Continente, su cui già gravano le incognite legate alle mosse restrittive della Bce.

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