Un monumento storico di incredibile valore, un luogo di grande rilevanza strategica. È questa duplice ruolo a fare dell'area siriana di Palmira, la moderna città di Tadmur, una preda ambita per gli uomini del sedicente Stato islamico e un obiettivo da difendere per il regime di Damasco.
È per questo che si guarda con apprensione a quanto sta accadendo in quell'area del governatorato di Homs, dove gli uomini che brandiscono il vessillo dell'Isis cercando l'avanzata e sarebbero riusciti a prendere il controllo della parte settentrionale della città, a breve distanza dal sito archeologico, patrimonio dell'Unesco, per poi abbandonarla sotto la spinta dell'esercito siriano.
"La situazione nel centro città e nei sobborghi è buona", secondo il governatore provinciale Talal Barazi, ma l'eventualità che i resti cadano nelle mani del gruppo islamista non è da sottovalutare. Palmira, uno dei punti di ristoro delle grandi carovane dell'antichità, la "sposa del deserto", resta al centro di una contesa che si protrae a colpi di artiglieria da entrambe le parti, con le forze governative impegnate a difendere anche l'area di Shaer, giacimento di gas pochi chilometri più a nord.
"Se l’Is distruggesse il sito archeologico di Palmira sarebbe un disastro che non avrebbe pari nella storia dell’archeologia", ha messo in chiaro l'archeologo italiano Daniele Morandi Bonacossi, parlando all'AdnKronos. Lasciare l'antica città alle voglie dell'Isis, che in Siria e Iraq ha già abbondantemente dimostrato cosa se ne faccia del patrimonio culturale, contrabbandato o rovinato per sempre, non è qualcosa che ci si possa permettere.
Gli uomini
dell'Isis avrebbero già ucciso negli ultimi giorni, denunciano gli attivisti. A Palmira si trovano anche molte famiglie di dispersi, che si sono rifugiate qui, scappate da zona del Paese troppo colpite dalla guerra civile.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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