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Attacco London Bridge, ecco chi è una delle due persone morte

Si tratta di Jack Merritt, laureato presso l'Università di Cambridge. Teneva corsi per i detenuti e gli amici lo ricordano come ambizioso e intelligente

Attacco London Bridge, ecco chi è una delle due persone morte

Si chiama Jack Merritt ed è una delle due persone pugnalate a morte nell'attacco sul London Bridge di ieri rivendicato dall'Isis, come rivela la Bbc. L’attentatore, si legge nel comunicato diffuso dall’agenzia jihadista Aamaq, ha “risposto agli appelli a colpire i Paesi della Coalizione” impegnata nella lotta allo Stato islamico. Resta ancora sconosciuta l'identità dell'altra persona - una donna - rimasta uccisa nell'attacco islamista che ha gettato nel panico il Regno Unito. Jack, 25enne laureato presso l'Università di Cambrige, teneva un programma per deteneuti all'estremità nord del London Bridge, quando è stato assalito dal 28enne Usman Khan, responsabile dell'attentato. Il padre della vittima, David Merritt, ha scritto su Twitter che suo figlio Jack "è uno spirito meraviglioso, che ha sempre preso le parti degli ultimi". Scorrendo il profilo Twitter, si può notare come Jack fosse convitamente progressista: condivideva le idee e i post della parlamentare di sinistra, Diane Abbott.

Audrey Ludwig, collega di Jack Merritt, ha raccontato alla Bcc il "profondo impegno" della vittima "per l'educazione e la riabilitazione dei prigionieri. Porgo le mie condoglianze alla famiglia, ai colleghi e ai prigionieri che seguiva" ha aggiunto. Un amico di Jack ha spiegato che quest'ultimo era "incredibilmente spirito e intelligente" dotato di una determinazione "capace di lasciare il segno nel mondo". Purtroppo il segno lo ha lasciato, ma come vittima del terrorismo di matrice islamista che da anni miete vittime innocenti in Europa. Come riporta l'agenzia stampa Nova, l'attentato di ieri è stato già rivendicato dall'Isis, sigla del sedicente Stato islamico, come confermato dall'agenzia stampa di propaganda delle Bandiere nere.

Come riportato da IlGiornale.it, il killer di Londra si chiamava Usman Khan e le intelligence lo conoscevano bene. Nel 2010, appena 19enne, faceva parte di un gruppo di jihadisti di origine pakistana, ma residenti a Stoke-on-Trent, Cardiff e Londra. I nove estremisti avevano preparato un piano per far esplodere la Borsa, nel cuore della City, piazzando una bomba nei bagni. Inoltre stavano raccogliendo fondi tra le comunità islamiche britanniche per finanziare un "centro di addestramento militare per terroristi in Kashimir, proprio nelle proprietà della sua famiglia d'origine. Il gruppo era stato trovato in possesso di copie di "Inspire", il magazine in lingua inglese di Al Qaeda e avrebbero in passato anche pianificato attacchi con pacchi bomba. Tra i loro target - oltre alla London Stock Exchange - c'erano l'allora sindaco di Londra, Boris Johnson, il dean di St Paul's Cathedral, due rabbini e l'ambasciata Usa a Londra.

Per questo Khan e gli altri otto erano considerati "pericolosi jihadisti" e sono stati condannati nel 2012 al carcere. Nella sentenza il giudice si era persino raccomandato di non rilasciarli, ma il 28enne - spiega il capo dell'anti terrorismo britannico Neil Basu - è rimasto in cella solo fino al dicembre 2018 con la condizionale. Non aveva finito di scontare la sua pena: infatti era in libertà vigilata e, sostengono i media locali, pare indossasse persino il braccialetto elettronico. E anzi, aveva richiesta per partecipare ad un corso di de-radicalizzazione "per provare alle autorità, la mia famiglia e la società che non ho più le stesse opinioni di prima del mio arresto; per provare che allora ero immaturo e ora sono molto più maturo e voglio vivere come un buon musulmano e un buon cittadino britannico".

L'attacco è stato anche ripreso con il cellulare da alcuni passanti: un video diffuso sui social media mostra alcuni passanti impegnati a tentare di fermare l'uomo, che poco dopo è stato colpito da un proiettile esploso da un ufficiale di polizia.

Gli inquirenti stanno in queste ore conducendo indagini cui luoghi di residenza di Khan.

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