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La battaglia della Cina contro le croci cristiane

Dal 2013 ad oggi oltre duemila croci sono state rimosse o demolite nella sola provincia di Zhejiang

La battaglia della Cina contro le croci cristiane

La Cina continua ad abbattere croci. Solo nella provincia di Zhejiang ne sono state distrutte duemila dalla fine del 2013, quando Xia Baolong, segretario del Partito Comunista, ha lanciato la compagna contro i simboli religiosi cristiani. E la situazione non sembra migliorare.

In un incontro fra il presidente cinese Xi Jinping e una rappresentanza del Fronte Unito - che riunisce tutte le realtà sociali “non comuniste” della Cina moderna – che si è svolto nel fine settimana, il leader ha sottolineato che tutti i gruppi religiosi devono sottostare al Partito.

Secondo quanto riporta il Quotidiano del Popolo, infatti, Xi Jinping ha sostenuto che “tutti i gruppi religiosi devono aderire alla leadership del Partito. Devono mescolare le dottrine religiose con la cultura cinese, obbedire ai regolamenti e alle leggi cinesi, votarsi in modo completo alla riforma della Cina e all’apertura, alla modernizzazione socialista, per contribuire alla realizzazione del sogno cinese”.

“Allo stesso tempo – si legge nel giornale - i quadri comunisti devono essere atei e marxisti: siete voi la guardia contro le infiltrazioni straniere, contrarie al dominio comunista, che possono arrivare attraverso strade religiose”.

Per richiedere la fine delle demolizioni delle croci cristiane, decine di persone guidate dal cardinale Joseph Zen Ze-kiun, hanno manifestato ieri ad Hong Kong. “La libertà qui da noi è sempre minore.

Dobbiamo parlare, denunciare quanto accade, dato che anche qui potremmo subire la campagna anti-cristiana che si propaga dalla Cina continentale”, ha spiegato il cardinale.

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