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"Mette a rischio il Made in Italy". È bufera sul report Ue

L'endorsement del Centro Comune di Ricerca della Commissione europea al Nutriscore: "Le etichette fronte pacco colorate più facili da comprendere". La protesta dei produttori italiani: "Sistema fuorviante e discriminatorio"

"Mette a rischio il Made in Italy". È bufera sul report Ue che strizza l'occhio al Nutriscore

"Le etichette semplici, valutative e con codice di colore sono più facilmente comprensibili" perché "richiedono meno calcoli mentali per essere elaborate". È questa, in estrema sintesi, la conclusione di uno studio sull’etichettatura degli alimenti pubblicato venerdì dal Centro Comune di Ricerca della Commissione europea. Una ricerca che fa discutere perché finisce di fatto per strizzare l’occhio al Nutriscore, l’etichetta a semaforo nata in Francia che penalizza l’agroalimentare Made in Italy.

Lo studio del Centro Comune di Ricerca della Commissione Ue

Un particolare non da poco visto che i risultati del report verranno presi in considerazione per la definizione del nuovo regolamento sull’etichettatura fronte pacco obbligatoria dei prodotti, che la Commissione europea dovrà varare al più tardi nel 2023 per promuovere un’alimentazione sana e ridurre di incidenza di patologie come diabete, malattie cardiovascolari e cancro sul Vecchio Continente. "In generale i consumatori, compresi quelli con un reddito più basso, sembrano preferire etichette fronte pacco semplici, colorate e riassuntive che sono più facili da comprendere rispetto a quelle monocolore, complesse e non valutative", viene spiegato nell’analisi.

Via libera, quindi, al Nutriscore, e stop al Nutrinform battery, il sistema che il governo italiano considera più preciso ed esaustivo rispetto all’etichetta a semaforo messa a punto Oltralpe dal nutrizionista Serge Hercberg. Non si tratta del primo endorsement del Centro Comune di Ricerca al Nutriscore. L’orientamento favorevole al sistema che premia gli alimenti con meno zuccheri, grassi e sale, senza contare però l’effettivo utilizzo del prodotto nella dieta, era stato espresso già nel 2020, in un altro report sull’argomento, in cui venivano definite più utili le etichette che utilizzano una scala di colori come indicatore.

La protesta dei produttori italiani

Il problema è che considerando il valore dei nutrienti per 100 grammi di prodotto il Nutriscore finisce per scoraggiare il consumo di prodotti salutari che sono alla base della dieta mediterranea, come l’olio extravergine d’oliva, considerato paradossalmente meno sano di una bibita gassata senza zucchero dall’algoritmo che assegna le gradazioni di colore. I risultati dell’analisi del Centro Comune di Ricerca della Commissione non sono passati inosservati. E anzi, hanno sollevato una vera e propria bufera.

"Il Nutriscore è un sistema di etichettatura fuorviante, discriminatorio ed incompleto che finisce paradossalmente per escludere dalla dieta alimenti sani e naturali che da secoli sono presenti sulle tavole per favorire prodotti artificiali di cui in alcuni casi non è nota neanche la ricetta", è stato il commento della Coldiretti. Altrettanto netto il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, che accusa il Nutriscore di "portare il consumatore a fare delle scelte non ponderate, basate solo su una veloce lettura". Anche per Carlo Piccinini, di Alleanza cooperative Agroalimentari, l’etichetta a semaforo premia i "cibi industriali che vengono lavorati ad arte proprio per avere un punteggio migliore" e "penalizza i tantissimi prodotti tradizionali di cui la dieta mediterranea è ricca".

Per la Cia-Agricoltori Italiani indagini come quella del Ccr non devono trasformarsi in direttive. Il Nutriscore, ricorda l’associazione "mette a rischio il Made in Italy di qualità con un sistema di etichettatura ambiguo che non informa, ma condiziona le scelte alimentari dei consumatori". Protesta anche il Codacons, che promette "iniziative di boicottaggio contro le aziende che adotteranno classificazioni degli alimenti fuorvianti e ingannevoli". "Qualsiasi sistema a semaforo in etichetta è una semplificazione estrema, fuorviante ed ingannevole per i consumatori, che ha conseguenze negativi per tutti agricoltori, utenti, e Made in Italy", spiega il presidente Carlo Rienzi.

La battaglia del governo italiano in Ue

"Il consumatore non è un soggetto passivo, deve avere il maggior numero di informazioni possibili su cosa sta acquistando, non essere condizionato nelle proprie scelte da una lettera o da un colore, peraltro stabilito in base a un algoritmo sbagliato, fuorviante e superficiale", è il commento del sottosegretario alle Politiche Agricole Gian Marco Centinaio. "Posizioni simili erano già state espresse nel 2020, - ricorda - non vorremmo che ribadirle ora fosse un tentativo di influenzare la decisione che dovrà essere presa nei prossimi mesi sull'etichetta unica europea". "È davvero lo strumento giusto per una migliore alimentazione un sistema che non tiene conto delle quantità effettivamente consumate, dei metodi di cottura, né delle proprietà organolettiche degli alimenti?", si domanda Centinaio ricordando che "la salute non è legata solo a quello che si mette nel piatto, ma anche a un corretto stile di vita".

Il governo italiano è impegnato a creare una rete di Paesi favorevoli ad un sistema di etichettatura più esaustivo e meno fuorviante, che promuova qualità e sicurezza alimentare e valorizzi le eccellenze dei territori e il lavoro dei piccoli produttori. "Non si può costruire un sistema di etichettatura basato sui canoni della grande distribuzione", ha sottolineato anche il sottosegretario agli Affari Europei, Vincenzo Amendola.

"È una battaglia – promette - sulla quale andremo avanti fino alla fine".

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