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Dopo la Brexit, ecco la data che fa tremare di nuovo l'Ue

Il prossimo 2 ottobre l'Austria andrà alle urne per ripetere il ballottaggio presidenziale e in Ungheria ci sarà il referendum popolare sull'accettazione del piano di ricollocazione dei migranti della Ue

Dopo la Brexit, ecco la data che fa tremare di nuovo l'Ue

Dopo lo choc del referendum sulla Brexit, l’Ue si prepara ad altri due importanti appuntamenti con le urne. E la data del prossimo 2 ottobre è destinata a segnare un’altra tappa importante in questa fase critica dell’integrazione europea.

Il 2 ottobre prossimo, infatti, si ripeterà il ballottaggio per le elezioni austriache, in cui si scontreranno nuovamente il candidato nazionalista dell’Fpö, Norbert Hofer e il verde, Alexander Van der Bellen, vincitore dello scorso ballottaggio con soli 30.863 voti di scarto sull’avversario. Dopo il ricorso alla Corte costituzionale austriaca, presentato proprio dall’Fpö, e la sentenza della stessa Corte, che lo scorso primo luglio aveva annullato l’esito del ballottaggio per la presenza di irregolarità durante le operazioni di spoglio dei voti, oggi il cancelliere austriaco Christian Kern ha annunciato che le elezioni presidenziali si ripeteranno il prossimo 2 ottobre. Nonostante il vicecancelliere, Reinhard Mitterlehner, oggi abbia rassicurato sul fatto che gli errori siano stati "meramente tecnici” e che “avrebbero potuto essere evitati senza problemi", c’è chi teme che questa volta ad uscire vittorioso dalle urne possa essere proprio il candidato più “inviso” a Bruxelles, Norbert Hofer, il quale, senza sbilanciarsi su quante possibilità ci siano di vedere ribaltato il risultato delle scorse elezioni, ha già promesso che se fosse eletto valuterebbe l’opportunità di indire un referendum sulla “Austrexit”, qualora la Turchia dovesse entrare a far parte dell’Unione Europea. Per questo il vicecancelliere, Mitterlehner, ha invitato anche gli osservatori dell'Osce, al fine di “verificare la correttezza del processo elettorale austriaco", in occasione del nuovo svolgimento del ballottaggio.

Un altro colpo alle politiche dell’Unione Europea, questa volta sul tema dell’immigrazione, potrebbe arrivare, nella stessa data, da un’altra capitale mitteleuropea, Budapest. Da sempre in prima linea contro il piano di ricollocamento dei migranti messo a punto dalla Commissione europea, il governo ungherese aveva annunciato, nelle scorse settimane, di essere determinato a sottoporre la decisione sull’accettazione del piano ad un referendum popolare. Secondo il premier, Viktor Orbán, infatti, il piano dell’Ue violerebbe la sovranità nazionale di Budapest ed aprirebbe all’ingresso nel Paese di potenziali "terroristi". Bruxelles non ha il diritto di "ridisegnare l'identità cultura e religiosa dell'Europa", ha affermato il primo ministro dell’Ungheria, che nel 2015 ha visto più di 400.000, tra migranti e rifugiati, attraversare le proprie frontiere. Così, oggi, il presidente ungherese, Janos Ader, ha annunciato che il referendum sul piano di ricollocamento di 160mila migranti in quote obbligatorie tra i Paesi dell’Ue, si farà.

"Volete che l'Unione Europea decida una ricollocazione obbligatoria dei cittadini non ungheresi in Ungheria senza l'approvazione del Parlamento ungherese?" sarà la domanda alla quale i cittadini ungheresi saranno chiamati a rispondere lo stesso giorno in cui gli austriaci si recheranno alle urne per scegliere il nuovo presidente. Sulla decisione di Budapest di sottoporre l’accettazione del piano europeo dei ricollocamenti a referendum popolare è intervenuta anche la cancelliera tedesca, Angela Merkel, che, conoscendo “la posizione del premier ungherese”, ha detto di non aspettarsi “alcun cambiamento rispetto alla situazione attuale" dal referendum con cui l’Ungheria, a detta di Orban vuole ottenere la legittimazione popolare per chiedere un “cambiamento nelle politiche di Bruxelles” relative all’immigrazione.

Nell’attesa di un cambiamento da parte dell’Unione Europea, Budapest, intanto, preferisce fare da sé e si avvia verso un’ulteriore stretta sui migranti. Da oggi infatti le autorità ungheresi potranno trasferire oltreconfine i migranti irregolari intercettati entro otto chilometri dalla frontiera ungherese e procedere con l’identificazione e la ricezione delle richieste d’asilo nelle zone di registrazione situate fuori dai confini nazionali, in una fascia di territorio ungherese, prossima alle frontiere. Durante la giornata di oggi sono state accompagnate fuori dai confini, senza incidenti, circa 600 persone. Contro la nuova misura messa in campo dal governo ungherese, che già punisce l’immigrazione illegale con pene detentive che vanno fino ad un massimo di cinque anni, si è già schierata l’agenzia dell’Onu per i rifugiati.

L’Europa, che nelle scorse settimane ha dovuto serrare i ranghi per reagire alla sfida posta dalla Brexit al cammino per l’integrazione europea, deve prepararsi quindi ad un nuovo confronto. Dopo l’estate britannica, si prepara dunque un autunno caldo, che rischia di portare un nuovo vento di instabilità e di dividere sempre più l’Europa sulle soluzioni ai problemi che sono all’ordine del giorno, come quello della crisi migratoria.

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