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A Bruxelles ora ci dicono pure come "tatuarci"

L'Unione europea vuole "vietare" i tatuaggi a colori. Forse Bruxelles dimentica la loro storia e chi è avvezzo tatuarsi la pelle: non proprio bravi bimbini ubbidienti.

A Bruxelles ora ci dicono pure come "tatuarci"

Tatuaggio rito antico, tatuaggio espressione indelebile dell'anima, tatuaggio ultimo baluardo di libertà. Faccio rassegna stampa un poco in ritardo, per avere dedicato troppo tempo fare ricerca su vecchie guerre di cui abitualmente scrivo, e leggo titoli che strillano al mondo "Addio ai tatuaggi a colori", e "Il nuovo regolamento europeo vorrà solo il bianco e il nero". Poi sfoglio e trovo le spiegazioni.

In soldoni "la decisione è stata presa dall'Unione europea per ragioni di sicurezza: ad essere messo al bando è l'isopropanolo, sostanza che viene aggiunta per sterilizzare i colori". Dapprima m'indigno un poco, come è consuetudine di questi tempi e di questa nostra informazione che ci gioca sull'indignazione. Io che sulla mia pelle ne conto molti di tatuaggi, e in larga parte a colori, poiché venero la vecchia scuola, non potrei fare diversamente come chissà quanti altri lettori. Poi in un secondo momento, ripresa contezza di me stesso, mi perplimo. Nel ricordare l'antichità del rito, il suo significato, e i significati dei suoi più classici tratti, la sua millenaria storia e i luoghi che hanno visto il loro prolificare prima diffondersi come moda: dalle patrie galere alle corti reali di mezzo mondo, rilassandomi mi domando: ma queste leggi per chi le fanno? Davvero qualcuno a Bruxelles crede di frenare un rito ancestrale diffuso da marinai e galeotti? Davvero credono che ormai si tatuano sono solo vecchie zie e giovani gaggi timorosi? E che i tatuatori siano davvero degli ibridi che rientrano per metà nella categoria degli estetisti e per metà in quella dei metalmeccanici?

Nessuno si è fermato a riflettere per cultura, savoir-vivre o semplice contezza della realtà, che un'arte nata e tramandata ai confini del mondo, tanto apprezzata da raggiungere la pelle dei reietti della terra come quella dell'ultimo Zar di Russia Nicola II, della famiglia Churchill e di tantissimi reali di quella bella Mitteleuropa, si manterrà tale, in clandestinità se necessario. E noi tutti, che ci tatuiamo per sincero attaccamento a questa sofferenza estatica, forse ce ne "fregheremo altamente", mi si consenta il termine, delle normative europee che passo dopo passo sembrano voler ridurre l'individuo ad un rabbuonito silenzioso automa rivestito di pelle? Un uomo senza radici e senza passioni. Un uomo perennemente devoto all'idea che altri hanno di "giusto". Niente feste religiose, secondo i fanatici dell'inclusione. Niente confini, niente patria, niente storia, per i fanatici del globalismo. Niente sovranità nazionale, per i terzomondisti più accaniti. Niente tatuaggi per gli europeisti salutisti dalla pelle linda.

Anche a sforzarsi è difficile essere anti-europeisti quando si è coi piedi per terra e si ama l'Occidente. Quando si vuole il suo bene, sempre e comunque. Ma comincia ad essere complesso annuire ad ogni nuova invenzione del giorno. Difficile stare alle regole suggerite dalla linee guida per scambiarsi gli auguri (poi giustamente revocate, ndr) al come tatuarsi. Difficile lasciarsi indicare il futuro concedendo la piena fiducia ad una sovrastruttura che in virtù dei suoi mille campi d'azione forse coinvolge troppe teste vuote in commissioni che potrebbero davvero trovarsi un'occupazione seria: del resto c'è una Pandemia ancora in corso; c'è una futura crisi occupazionale strettamente legata alla tanto decantata "rivoluzione green"; una crisi migratoria che non si quieta; e un nuovo assetto bibolare che per via delle nuove potenze in ascesa nel mondo minaccia di innescare un conflitto prima della fine di questo secolo. E noi stiamo discutendo di tatuaggi.

Non so vi sia mai capitato prima di ammirare lo sguardo di guerresco di Sua Altezza Reale Frederick IX di Danimarca, che in una bella fotografia posa a petto nudo, testosteronico come piace a noi vecchi conservatori, con tutti i suoi tatuaggi in bella vista. Ecco, nulla rappresenta meglio il nostro stato d'animo: e nei confronti di una legge che credo difficilmente rispetteremo mai; e nei confronti di quegli zelanti censori che ormai ci raccomandano ogni genere di scemenza. Neanche fossero le nostre vecchie zie, appunto. Mentre in Nuova Zelanda vogliono vietare di fumare - per sempre - a chi è nato dopo il 2008, e in altri paesi anglosassoni voglio negare la mutua agli obesi, e magari altro qualcuno starà iniziando ad elaborare un sofistica modo per tassare gli alcolisti dato che costano troppo alla sanità pubblica. Chissà a quando una direttiva che regoli nel Vecchio Continente il tempo che deve trascorrere per farci il bagno al mare dopo aver mangiato. Due ore dicevano. Due ore.

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