"Subumani". E la Bardot viene condannata per "parole naziste"

Brigitte Bardot era stata citata in giudizio per ingiuria dal 51enne Willy Schraen, capo della Federazione transalpina della caccia

"Subumani". E la Bardot viene condannata per "parole naziste"

Brigitte Bardot, 86enne icona del cinema francese nonché attivista per i diritti degli animali, è stata ultimamente giudicata colpevole di diffamazione dopo avere usato un "linguaggio legato al nazismo" all'indirizzo del capo della Federazione transalpina della caccia. L'ex sex symbol era stata infatti citata in giudizio presso il tribunale di Arrras, nel nord della Francia, dal 51enne Willy Schraen, massimo rappresentante degli appassionati di attività venatoria nell'Esagono.

Come racconta Le Figaro, le "parole naziste" che sono costate martedì alla Bardot la condanna citata, consistente in una multa di 5mila euro per ingiurie, in un risarcimento di 1.000 euro di danni e in un rimborso di altri 1.000 euro per le spese legali, erano state scritte dalla Bardot in un fondo da lei pubblicato nell’ottobre 2019, sul sito internet della sua fondazione animalista. La diva aveva allora scritto che Schraen era un "esempio lampante" del tipo di "terroristi" e "subumani codardi" che uccidono gli animali per sport. I giudici, nel condannare in questi giorni l'ex attrice, hanno quindi attribuito all'epiteto "subumani", su pressione degli avvocati di Schraen, una grave valenza discriminatoria, alla luce del fatto che tale termine era stato ampiamente usato dai nazisti per descrivere i nemici che consideravano razzialmente inferiori, e quindi degni di sterminio. Denis Delcourt-Poudenx, avvocato della Federazione francese della caccia, aveva infatti evidenziato alla Corte che le parole scritte nel 2019 dalla Bardot erano "particolarmente violente" e avevano "connotazioni naziste odiose e inquietanti". Delcourt-Poudenx, all'indomani della sentenza sfavorevole alla Bardot, ha quindi affermato che la condanna dell'86enne invierà "un segnale forte affinché la si smetta di insultare i cacciatori".

Durante il processo, la Bardot - a cui sono stati concessi 15 giorni per rimuovere le parole offensive dal suo sito web, ma ogni giorno di ritardo nella cancellazione le costerà 100 euro alla volta - era stata accusata dai pubblici ministeri di perserverare in una "persistente azione delinquente" e, nell'emettere la sentenza, i giudici di Arras hanno anche sottolineato il fatto che l'imputata aveva alle spalle cinque precedenti condanne, sempre per avere fatto commenti diffamatori e discriminatori in tema di diritti degli animali.

François-Xavier Kelidjian, l'avvocato di Bardot, aveva imbastito la propria strategia processuale partendo dall'ammissione del fatto

che le osservazioni della sua cliente erano "forse rozze", ma motivate dal sentimento di rammarico provato dalla Bardot a causa della "mancanza di dibattito sul tema della caccia".

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