Sparatoria a Strasburgo

Cherif tra jihad e criminalità: così si è radicalizzato in carcere

Una trentina di condanne per reati minori. Poi la radicalizzazione in carcere. Ma per gli 007 era solo un "profilo ibrido"

Cherif tra jihad e criminalità: così si è radicalizzato in carcere

Era stato in carcere in Germania nel 2016, dopo una condanna a due anni e tre mesi per dei furti con scasso. E ieri Cherif Chekkat è ricomparso tra i mercatini di Natale di Strasburgo urlando "Allah Akbar" e sparando all'impazzata. Si tratta, secondo i servizi segreti francesi e tedeschi, di un delinquente comune che si è radicalizzato in prigione. Il 29enne proviene, infatti, dalla criminalità comune, come altri autori di recenti attentati jihadisti, e dietro le sbarre ha sposato la guerra santa in nome di Allah.

Cherif è nato nel febbraio 1989 nella città francese capoluogo dell'Alsazia, al confine con la Germania, ed è sempre vissuto lì, come migliaia di figli di immigrati di seconda generazione. La sua è una vita tumultuosa segnata in continuazione da reati comuni, periodi in carcere e una radicalizzazione che nel 2016 gli era valsa la schedatura con la lettera "S", quella che la polizia francese riserva a musulmani considerati potenzialmente una minaccia per la "sicurezza dello Stato". Di rapina in rapina ha collezionato ben 27 condanne per reati in Francia, in Germania e in Svizzera. Il Tagesspiegel è riuscito a segnalare almeno un paio di colpi messi a segno da Cherif: il primo in uno studio dentistico a Magonza nel 2012, dove aveva rubato in particolare dei soldi cash e dei denti d'oro. Quattro anni dopo, nel 2016, aveva invece rapinato una farmacia a Engen, vicino al lago di Costanza. In Germania, però, l'islamista di Strasburgo non è mai stato segnalato per radicalismo o proselitismo.

È stato durante un soggiorno in un carcere francese, tra il 2013 e il 2015, che il terrorista è stato segnalato alla Direzione generale della sicurezza interna (Dgsi) per "la radicalizzazione della sua pratica religiosa e il suo proselitismo". Per questo motivo, come ha riferito il vice ministro dell'Interno, Laurent Nunez, dopo la scarcerazione i servizi segreti hanno iniziato a seguirlo "in modo piuttosto serio". Eppure, nonostante incitasse alla pratica dell'islam "in una forma radicale", non era stato rilevato nulla che facesse pensare a "un passaggio all'azione nella vita quotidiana". Da qui la classificazione come "profilo ibrido".

Proprio su questo "profilo ibrido" stanno ora lavorando gli inquirenti francesi. Per la scelta del luogo, il modus operandi dell'assalto e il grido di battaglia "Allah Akbar", la procura di Strasburgo ha affidato il caso alla sezione antiterrorismo della Procura di Parigi. Secondo gli inquirenti, però, Cherif potrebbe anche aver agito in preda alla disperazione, più che sotto la bandiera dell'estremismo islamico, dopo aver saputo dell'arresto di tutti i suoi complici dll'ultima rapina. Resta comunque da evidenziare come il radicalismo islamico continui ad attecchire tra i criminali comuni. Il mese scorso i servizi di informazione e sicurezza del Belgio hanno lanciato l'allarme per "il numero crescente di gangster jihadisti", criminali comuni successivamente radicalizzati in galera.

Proprio come Cherif, appunto.

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