Coronavirus

Netanyahu ricorre al Mossad per combattere il coronavirus

Il Mossad starebbe recuperando kit diagnostici anti-coronavirus anche in nazioni ostili a Israele, ma è polemica sulla qualità del materiale racimolato finora

Netanyahu ricorre al Mossad per combattere il coronavirus

Il governo israeliano ha deciso di impiegare il Mossad nella lotta contro il coronavirus. La celebre agenzia di intelligence è stata infatti incaricata di recuperare all’estero tutto il materiale necessario a effettuare sui cittadini dello Stato ebraico quanti più test del Covid-19 possibile. Il ricorso ai servizi segreti in questione è stato annunciato dall’esecutivo Netanyahu mentre il numero di persone infettate nel Paese è salito a 530 e dopo che sono stati chiusi lì tutti i luoghi di ritrovo, nonché dopo che Gerusalemme ha ordinato alle forze dell’ordine di monitorare i cellulari dei soggetti infettati e di quelli in quarantena.

Il comunicato, citato ieri dal Guardian, con cui il primo ministro ha ufficializzato la discesa in campo del Mossad nel contrasto all’epidemia recita: “Utilizzeremo contro la diffusione del coronavirus tutti i mezzi che lo Stato ha a disposizione, compresi il Mossad e altre agenzie”. La stessa nota precisa che la missione del famoso servizio segreto sarà fare arrivare da tutto il mondo in Israele del materiale “che da noi scarseggia e che è essenziale”, ossia appunto kit per eseguire i test della positività all’infezione virale.

In particolare, afferma la testata londinese, la segretezza della missione dell’agenzia di intelligence sarebbe dovuta al fatto che l’equipaggiamento necessario a svolgere tali esami diagnostici verrebbe reperito dagli 007 di Gerusalemme anche in Paesi con cui lo Stato ebraico non ha buone relazioni diplomatiche.

Proprio sui kit diagnostici racimolati all’estero dal Mossad, sotto copertura e contattando persino nazioni ostili a Israele, si è però ultimamente accesa una polemica, segnalata sempre dal Guardian. Il giornale britannico ha infatti citato alcune dichiarazioni incendiarie rilasciate ai media del Paese mediorientale da Itamar Grott, vice-direttore generale del ministero della Salute di Gerusalemme.

L’alto funzionario pubblico, rimarca la medesima testata, ha denunciato il fatto che il materiale per i test del Covid-19 recuperato finora dall’intelligence sarebbe inutilizzabile, poiché mancherebbe di un elemento essenziale: i tamponi.

Di conseguenza, ha tuonato Grott, il personale sanitario non sarebbe in grado di prelevare dal naso e dalla gola dei cittadini i campioni biologici in cui si anniderebbe il coronavirus: “Sfortunatamente, quello che è arrivato non è proprio ciò di cui avevamo bisogno. Il nostro problema è che abbiamo un disperato bisogno di tamponi”.

Nonostante tali critiche, la missione segreta oltreconfine del Mossad, assicura il giornale d’Oltremanica, proseguirà, fino a raggiungere l’obiettivo di fare arrivare in Israele 4 milioni di kit diagnostici, recuperandoli in diverse nazioni.

Una volta raggiunta la disponibilità di quel numero di kit, i funzionari sanitari dello Stato ebraico, evidenzia lo stesso organo di informazione, saranno in grado di effettuare sulla popolazione 3mila esami giornalieri anti-coronavirus.

Commenti