Coronavirus negli Usa, il cofondatore di Apple: "Forse siamo io e mia moglie i pazienti zero"

Il cofondatore di Apple ha poi cercato di ridimensionare le sue affermazioni, continuando però ad accusare le autorità Usa di scarsi controlli

Coronavirus negli Usa, il cofondatore di Apple: "Forse siamo io e mia moglie i pazienti zero"

Il cofondatore di Apple, Steve Wozniak, ha di recente pubblicato una dichiarazione-shock, affermando che egli stesso e la moglie Janet potrebbero essere i pazienti zero, responsabili della diffusione del coronavirus negli Usa. L’inventore sessantanovenne ha infatti scritto martedì scorso un tweet in cui denunciava, poco dopo che le autorità americane avevano confermato la morte del sesto connazionale contagiato da Covid-19 nel Paese, i forti sintomi parainfluenzali mostrati da lui e dalla donna a partire da gennaio.

Nel post in questione, l’informatico annuncia con tono preoccupato: “Siamo preoccupati per la brutta tosse di Janet. È iniziata il 4 gennaio. Eravamo appena tornati dalla Cina, e potremmo essere entrambi i pazienti zero negli Usa”.

Il tweet del cofondatore di Apple, riferisce AdnKronos, ha subito sollevato un polverone di polemiche tra gli internauti e nell’opinione pubblica statunitense e, proprio sull’onda dell’allarmismo galoppante sui social, sia Wozniak sia la moglie hanno alla fine dovuto rilasciare un’intervista per fornire alcune importanti precisazioni.

Parlando ieri con i giornalisti di Usa Today, la coppia ha provato a frenare il propagarsi dell’isteria collettiva negando di avere la certezza di essere proprio loro due i pazienti zero. Janet ha poi rassicurato gli americani garantendo di avere attualmente soltanto una sinusite.

Tuttavia, il marito ha mantenuto in vita i sospetti e l’ansia circa le proprie condizioni di salute e quelle della donna, denunciando infatti che né lui né la consorte, dal giorno del loro rientro negli Usa provenendo dall’Asia, sarebbero mai stati sottoposti a un test sul Covid-19.

Ricostruendo le fasi della malattia manifestatasi lo scorso 4 gennaio, Wozniak, nell’intervista citata dall’agenzia romana, sostiene che i primi sintomi, ossia tosse e mal di gola, sarebbero apparsi non appena lui e Janet erano tornati a casa dal viaggio in Cina e sudest asiatico. Proprio a causa del suo improvviso stato febbricitante e della sua afonia, il cofondatore di Apple era stato costretto, sempre due mesi fa, ad annullare alcuni convegni.

La gravità della malattia che si era abbattuta su di lui e sulla consorte è stata esplicitata dall’inventore sottolineando che tale infermità è stata sicuramente “la peggiore influenza della nostra vita”.

Nella medesima intervista, l’informatico, fa sapere AdnKronos, ha successivamente fornito crudi dettagli sui sintomi che ha finora presentato la sua donna: “Janet tossiva sangue e quando è andata in ospedale le dissero che non si trattava di influenza americana. Ma non siamo stati sottoposti al test. Se fossimo rientrati oggi, saremmo stati sicuramente testati e messi in quarantena, con i sintomi che avevamo”.

Nell’intervista a Usa Today, il cofondatore di Apple ha quindi nuovamente sminuito la portata del tweet incriminato, in cui ipotizzava che sé stesso e la moglie potessero essere i pazienti zero e quindi colpevoli dei contagi da coronavirus negli Usa.

Egli ha appunto derubricato la sua autodenuncia postata sui social a semplice scherzo, fornendo contestualmente alcuni particolari sui malanni parainfluenzali sperimentati da lui e da Janet e che, a suo parere, non sarebbero tipici del Covid-19: “Penso che i nostri sintomi gastrointestinali si adattino meglio a qualche altra influenza, perché raramente ne ho sentito parlare con Covid-19. Ma non c'è modo di scoprirlo fino a quando non saremo in grado di fare un test, e ora sono passati due mesi dai sintomi".

Wozniak ha infine rinnovato le sua accuse alle autorità sanitarie federali, biasimandole per non avere tenuto in debito conto le sue segnalazioni e le sue richieste di farsi sottoporre, insieme alla consorte, a degli accertamenti approfonditi.

In particolare, sempre a detta dell’ex collaboratore di Steve Jobs, il Centers for Disease Control, ossia l’ente nazionale preposto a prevenire le epidemie negli Usa, avrebbe risposto agli appelli del primo inviandogli“un modulo che avvisava di lavarsi le mani”.

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