Corte Onu assolve la Serbia: in Croazia non ci fu genocidio

La Corte internazionale ha respinto le accuse avanzate dal governo di Zagabria sulle tragedie di Vukovar e altre città. Respinto anche il ricorso dei serbi contro la Croazia

Corte Onu assolve la Serbia: in Croazia non ci fu genocidio

Colpo di spugna o unico modo di voltare pagina mettendoci una pietra sopra? Ai posteri (e agli storici) l'ardua sentenza. Intanto registriamo i fatti. In Croazia non ci fu genocidio. Si chiude con un'assoluzione una tragica pagina di storia contemporanea che vide il cuore dell'Europa insanguinato da una guerra fratricida. L'ha stabilito la Corte internazionale di giustizia dell’Onu, che ha sede all’Aja, respingendo le accuse contro la Serbia per le tragedie di Vukovar e altre città avvenute nel 1991 durante la guerra dei Balcani.

Il giudice Peter Tromka ha affermato che il "caso (l'accusa di genocidio, ndr) è destituito di ogni fondamento". Le prove fornite dal governo croato - ha aggiunto - non sono state sufficienti a dimostrare che le azioni commesse dalle forze armate serbe avessero "lo scopo specifico necessario perché si parli di genocidio". Insomma fu solo una sporca azione di guerra, come tante altre, ma lo sterminio non fu deciso a tavolino. Si è arrivati a questa conclusione applicando la Convenzione delle Nazioni Unite, secondo cui si prefigura un genocidio quando le azioni militari si propongono di distruggere in tutto o in parte un gruppo sulla base di ragioni etniche, razziali o religiose. Né la Serbia né la Croazia commisero genocidio. I 17 giudici dell’Aja, infatti, hanno respinto tutti i ricorsi presentati al riguardo (anche quello della Serbia contro la Croazia). Una sentenza non del tutto inaspettata, alla luce del fatto che il Tribunale per i crimini di guerra nell’ex Jugoslavia (Tpi), sempre con sede all’Aja, non ha mai incriminato serbi né croati per atti di genocidio.

La città croata di Vukovar subì un durissimo assedio durato 87 giorni, tra l'agosto e il novembre 1991. Decine di migliaia di croati vennero sfollati e circa 260 di loro furono arrestati e uccisi. Dal canto loro le autorità di Belgrado denunciarono i croati di aver espulso circa 200mila serbi dal territorio croato. Quattro anni dopo, inoltre, le forze armate croate bombardarono la maggioranza di etnia serba presente nella regione della Krajina, provocando la fuga di circa 200mila persone dalle loro case. Fu un tragico e durissimo susseguirsi di azioni militari, condotte senza guardare troppo per il sottile.

"Credo che con ciò è stata chiusa una triste pagina del nostro passato, e ne è stata aperta un’altra sul nostro futuro", ha detto il ministro della giustizia serbo Nikola Selakovic. "Ci aspettavamo tale verdetto. È stato provato che non ci fu genocidio da parte serba. Per la prima volta è stato constatato a livello internazionale che l’esodo delle migliaia di serbi dalla Croazia non fu qualcosa di concordato ma la conseguenza dell’azione militare croata decisa dalla dirigenza di Zagabria, che aveva come obiettivo di ripulire la Croazia dalla popolazione serba. La nostra controaccusa è stata la conseguenza dell’iniziativa croata". La Croazia non è soddisfatta per la decisione della Corte internazionale. Lo fa sapere il primo ministro Zoran Milanovic. Il governo croato accetterà la decisione, ha detto Milanovic alla tv pubblica Htv: "Abbiamo fatto quasi tutto quello che potevamo negli ultimi 15 anni, e non siamo contenti della decisione del tribunale, ma la accettiamo in modo civile".

538em;">Il primo ministro ha però aggiunto che la Croazia non può abbandonare le sue richieste di stabilire la verità sulle persone scomparse durante la guerra o sulla restituzione del suo patrimonio culturale. Il capitolo, dunque, non è definitivamente chiuso. Almeno per i croati.

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