"Il Covid-19 arretra". Cosa è successo davvero nei Balcani

Nella maggior parte dei Paesi balcanici, dove i tassi di vaccinazione sono bassissimi, stiamo assistendo a un calo di contagi. Ma il prezzo pagato in termini di vite umane è stato altissimo

"Il Covid-19 arretra". Cosa è successo davvero nei Balcani

Contagi ai minimi storici, decessi in calo, pressione sugli ospedali attutita. L'ondata di Covid-19 che ha travolto l'Europa dell'Est è passata, lasciando però sul terreno di battaglia decine di migliaia di vittime. Nella maggior parte dei Paesi balcanici il virus ha circolato senza particolari ostacoli all'interno delle varie comunità cittadine, agevolato dal basso tasso vaccinale e dalla resistenza dei no vax locali. Al termine di due-tre mesi a dir poco infernali quegli stessi governi stanno adesso tornando a respirare. Ma il prezzo che hanno pagato è stato altissimo.

Cosa ci insegna il caso dei Balcani

Quanto avvenuto nei Balcani può essere considerato un interessante caso di studio. Che cosa succede quando il Sars-CoV-2 non incontra la resistenza dei vaccini? La risposta è semplice: prima o poi ogni ondata di Covid è destinata a esaurirsi naturalmente, indipendentemente dal fatto che in un dato Paese vi siano o meno elevati tassi di vaccinazione. Bisogna però esaminare quanta devastazione sanitaria porta ciascuna ondata. È ovvio che in una nazione dove la copertura vaccinale rasenta il 50% della popolazione il virus si troverà di fronte a sé un'autostrada. Ed è altrettanto ovvio che in uno scenario simile il numero di casi e vittime sarà molto più alto che altrove, per non parlare della pressione sui sistemi sanitari.

Nell'Europa dell'Est è successo proprio questo: l'ondata è terminata. Se diamo un'occhiata alla mappa aggiornata rischio epidemiologico pubblicata dall’Ecdc, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, notiamo come l'Europa sia contrassegnata da un colore ben preciso: il rosso scuro, indice del superamento dei 500 contagi ogni 100mila abitanti nelle ultime due settimane. Se spostiamo il nostro sguardo verso destra, ecco spuntare colori diversi, tra cui giallo e verde, a conferma di una situazione nettamente migliore.

Benvenuti in Romania, dove risulta completamente vaccinato con due dosi poco più del 40% della popolazione. E dove, qualche giorno fa, decine di manifestanti no vax di estrema destra hanno tentato di fare irruzione nel parlamento rumeno, nel quale si stava discutendo l'imposizione del green pass per andare a lavoro. A Bucarest e dintorni i nuovi casi sono passati dal rasentare i 20mila casi di ottobre a poche centinaia, per la precisione 598 nel giorno di Natale. Tendenze del genere si sono avute anche in Slovenia, Bulgaria, Croazia e Slovacchia. Perché Paesi scarsamente vaccinati sono riusciti ad abbattere la curva dei contagi?

Un prezzo altissimo

Negli ultimi tre mesi la citata Romania ha dovuto seppellire oltre 30mila cadaveri; nello stesso periodo l'Italia ha contato 5mila decessi. La differenza è lampante. E diventa ancor più evidente se leggiamo i dati in proporzione al numero di abitanti dei due Paesi, visto che la Romania ne ha un terzo dell'Italia. In Bulgaria, dove i vaccinati sfiorano appena il 30%, è andata ancora peggio: Sofia vanta il triste record di 5mila morti (su 7 milioni di abitanti).

"In questi Paesi con percentuali di vaccinazioni bassissime e senza rigide misure di contenimento, si è lasciato correre il virus a costo di fare strage tra la popolazione. Per molte settimane nei Balcani in ognuno di questi Paesi abbiamo contato anche 400-500 morti al giorno", ha spiegato a Repubblica l'epidemiologo Pierluigi Lopalco.

Dunque, dopo aver pianto migliaia di morti, il pericolo per i Paesi balcaini è alle spalle? Gli esperti sono convinti che, in assenza di un incremento delle vaccinazioni, il Covid tornerà a far danni. Forse ancora più ingenti per via di Omicron e i suoi possibili, futuri cugini.

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