Le acque che hanno visto andare in scena la crisi dei missili, l'Esodo di Mariel e il dramma di migliaia di cubani che hanno cercato di raggiungere la Florida accompagnati dal grido “Balseros gusanos”, proprio quelle acque, oggi vedono transitare invece yacht di milionari statunitensi. L'isola ribelle è ormai un appellativo storico, le barbe sono state tutte accorciate e anche la crudeltà del dogmatismo si è arresa all'insubordinazione del paradosso. Perchè, se la guerra fredda aveva trasformato le miglia che separano Miami dall'Avana nello scenario dell'allerta e della prova di forza, oggi invece sono un autostrada d'acqua per magnati statunitensi che possono così fare gite in terra cubana aggirando l'embargo che impedisce agli yankees il turismo sull'Isla grande. Anche se sembra una contraddizione, in realtà è quanto sta succedendo nella terra dei barbudos: per la prima volta dopo la rivoluzione infatti, il governo statunitense ha autorizzato un ampio numero di viaggi marittimi verso Cuba. Decine i permessi concessi a compagnie navali, e così nei porti del Paese della rivoluzione socialista attraccano Yacht da milioni di dollari dotati di ogni comfort. Un passo considerevole verso la regolarizzazione del turismo statunitense che in molti pensano sia ormai prossimo a divenire legale a tutti gli effetti. Quel che è certo, per ora, è che tra i due nemici storici ormai ogni livore è stato sopito. Il verde olivo della Sierra Maestra è stato sostituito da quello dei dollari degli armatori e il passaggio da Fidel a Raùl è stato fondamentale nella distensione dei rapporti.
Se il secondo abbraccia l'arrivo delle barche di lusso, il primo invece, è bene rammentare che nel 2005, così si esprimeva in merito « sono hotel galleggianti e ristoranti galleggianti. Visitano i Paesi per lasciargli l'immondizia, le lattine vuote e le cartacce, in cambio solamente di alcuni miserabili centesimi».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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