Gli ultimi dati sull’accordo siglato tra Ue e Turchia nel 2016, che assegnava ad Ankara miliardi di euro in cambio del suo impegno a fermare i flussi di migranti dal Medio Oriente verso il Vecchio continente, ne certificano il “flop”.
Il patto in questione obbliga la nazione asiatica a riprendersi i richiedenti asilo che sono entrati in un Paese europeo passando attraverso il territorio anatolico, al fine di dissuadere i profughi siriani dal raggiungere il suolo dell’Unione affidandosi ai trafficanti di esseri umani.
Con tale trattato, inoltre, i membri Ue si sono impegnati a elargire al governo Erdogan sei miliardi di euro, di cui tre da corrispondere nel 2016 e altri tre nel 2018.
A denunciare gli scarsi risultati prodotti dall’intesa e, in particolare, il fatto che il Paese islamico si sia ripreso solo una minima parte dei profughi siriani entrati in Europa è stato appunto un recente rapporto della Commissione di Bruxelles, citato ieri da Deutsche Welle.
Il dossier stilato dall’istituzione continentale sottolinea che la Turchia, nei tre anni di applicazione del trattato, si sarebbe fatta carico complessivamente di appena 1.995 richiedenti asilo, contro i 25.660 ridistribuiti dalle istituzioni dell’Unione sul territorio dei rispettivi Stati membri.
Nel 2019, a detta del documento a cui si rifà l’emittente, il Paese islamico avrebbe conseguito un vero e proprio “record negativo”, riprendendosi il più basso numero di clandestini dall’entrata in vigore dell’accordo: soltanto 189 a fronte degli oltre sessantamila richiedenti asilo arrivati in quell’anno in Europa dal Medio Oriente.
La Turchia ha già risposto all’accusa di scarsa collaborazione sul fronte del rimpatrio dei profughi mediorientali entrati illegalmente negli Stati dell’Unione, rimarcata ultimamente dai dati diffusi dalla Commissione, contestando all’Ue “ritardi nei pagamenti”.
È stato appunto il ministro degli Esteri di Ankara, Mevlut Cavusoglu, ad accusare le istituzioni dell’Unione di non onorare l’impegno di versare all’esecutivo Erdogan i contributi finanziari previsti dall’intesa del
2016.In base alla tesi di Cavusoglu, rilanciata sempre da Deutsche Welle, Bruxelles, dall’anno dell’entrata in vigore del trattato, non avrebbe ancora finito di pagare la prima tranche dei sei miliardi promessi.
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