Egitto, uso sistematico della tortura nei confronti di prigionieri politici

Il presidente egiziano al-Sisi ha dato via libera a polizia e funzionari dei servizi di Sicurezza nazionale perchè usino la tortura quando lo ritengono necessario

Egitto, uso sistematico della tortura nei confronti di prigionieri politici

Il presidente egiziano al-Sisi ha dato il via libera a funzionari e servizi di sicurezza nazionale perché usino la tortura quando lo ritengono necessario. È quanto riportato dal vicedirettore della Human Rights watch per il Medio Oriente, Joe Stork. Oltre alla tortura, in Egitto sono in aumento anche le sparizioni forzate e gli omicidi extragiudiziali, in un contesto in cui lo spazio per l'opposizione politica è sempre più ristretto. "I giornali vengono chiusi, i giornalisti imprigionati (alcuni sono in carcere da 4 anni, senza processo e accuse), i siti web oscurati" - lo denuncia Aida Seif El Dawla, direttrice del Centro El Nadeem per la riabilitazione delle vittime della violenza, una ong con sede al Cairo. L'attivista cita poi il caso di un giovane egiziano che sta scontando una condanna a tre anni per aver postato su Facebook una vignetta del presidente Abdel Fattah Al-Sisi.

Le violazioni dei diritti umani sono in aumento dal 2013, quando l'esercito destituì l'allora presidente Mohamed Morsi. Proprio per il peggioramento della situazione su questo fronte, gli Stati Uniti hanno recentemente bloccato gli aiuti militari ed economici al Cairo.

Siti web oscurati

Nel mirino delle autorità egiziane ci sarebbero soprattutto i siti web. Da maggio ne sono stati bloccati 424, tra cui anche siti di ong e alcuni portali di notizie, come quello di Al Jazeera. A metà agosto Reporters Sans Frontieres ha denunciato il blocco del suo portale in Egitto. Nel Paese, inoltre, è in vigore lo stato d'emergenza a causa degli attacchi di aprile contro le chiese copte in cui sono rimaste uccise circa 50 persone.

Il caso Regeni

Lunedì le commissioni Affari esteri di Camera e Senato si sono riunite per discutere del caso Regeni.

Durante la seduta il dito è stato puntato di nuovo contro le responsabilità inglesi, in quanto ad aprile era trapelata l'ipotesi che il ricercatore fosse stato utilizzato, in maniera inconsapevole, come spia dall'intelligence d'oltremanica per indagare sul governo egiziano. Al momento, però, nessuna verità è stata confermata e le indagini continuano. L'ambasciatore italiano Giampaolo Cantini sarà al Cairo il 14 settembre per occuparsi della morte del giovane.

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