In Europa sicurezza colabrodo: jihadisti entrano senza controlli

Tra l'estate e l'autunno scorso 14 membri della cellula di Abdelhamid Abaaoud tornano in Europa con una facilità disarmante. Alcuni usano passaporti falsi, altri si nascondono tra i profughi. Perché i vari Salah, Laarchaoui e El Bakraoui non vengono fermati?

In Europa sicurezza colabrodo: jihadisti entrano senza controlli

Avanti e indietro, come se niente fosse. Dal gennaio 2013 all'autunno del 2015 decine di combattenti islamici hanno lasciato l'Europa per raggiungere la Siria e combattere con lo Stato islamico e poi tornare a casa. Nelle loro tasche passaporti falsi che gli hanno aperto le porte del Vecchio Continente senza alcun problema. In alcuni casi si sono addirittura finti profughi. E tra questi pericolosi tagliagole figurano anche quattordici membri della cellula di Abdelhamid Abaaoud che, tra l'estate e l'autunno scorso, sono riusciti a tornare in Europa con una facilità disarmante.

Prima dell'attacco alla redazione del settimanale satirico Charlie Hebdo, i servizi francese erano concentrati sui foreign fighter che vanno in Siria per arruolarsi con i miliziani dello Stato islamico. Non c'è mai stata la reale volontà di fermarli. "Pensavamo che bastasse chiudere un occhio per liberarcene - spiega a Repubblica una fonte dell'intelligence francese - finché abbiamo capito che alcuni tornavano, e non con le migliori intenzioni". Ma quando l'hanno capito ormai era troppo tardi. Come mai Khalid Zerkani, il più grande reclutatore di foreign fighter del paese, che con Abaaoud ha organizzato la filiera di Molenbeek dal gennaio 2013, viene processato (e condannato a quindici anni di carcere) solo all'inizio del 2015? E perché il processo ai fratelli Othman e Mohamed Ahksynnai, capi della filiera di Schaerbeek da cui proviene Najim Laarchaoui, l'artificiere del gruppo e secondo kamikaze dell'aeroporto di Bruxelles, si terrà soltanto a maggio?

Le stragi di Parigi e Bruxelles mostrano tutta l'incapacità dell'intelligence europea di fermare i fondamentalisti islamici, anche quando ne conoscono le identità e le intenzioni. "Il mio nome e la mia foto sono su tutti i giornali - scriveva Abaaoud su Daqib, il magazine del Califfato, agli inizi del 2015 - tuttavia ho potuto starmene nella loro terra e pianificare attentati contro di loro". In Europa ci arriva usando uno dei 250mila passaporti siriani e iracheni contraffatti o trafugati dallo Stato islamico. Non è il solo a servirsene. Anche Laachraoui e Mohamed Belkaid, basisti del gruppo, hanno carte d'identità false che li avevano "trasformati" in Soufiane Kayal e Samir Bouzid. Il 9 settembre vengono fermati alla frontiera tra Germania e Ungheria. In macchina con loro c'è pure Salah Abdeslam. Non gli succede nulla. Eppure su Laachraoui pende un mandato di arresto internazionale almeno dal marzo del 2014. Lo stesso vale per Abaaoud, che va avanti e indietro da Raqqa a Bruxelles nonostante sia ricercato dall'agosto del 2014, Samy Amimour e Chakib Akrouh, altri due jihadisti del commando che ha insanguinato Parigi.

Anche il commando che colpisce Bruxelles sfrutta l'incapacità dei servizi europei. Ibrahim El Bakraoui, viene espulso dalla Turchia per ben due volte, il 14 luglio e il 21 agosto. Lo rimanda in Olanda e da qui, come spiega Anais Ginori su Repubblica, circola in Europa senza nascondersi usando l'identità di "un condannato in libertà vigilata scappato dal suo paese e che le autorità turche hanno segnalato inutilmente a Belgio e Olanda come 'recluta dell'Isis'. Bakraoui ha chiesto di essere espulso nello scalo di Schipol perché tra i jihadisti si sa che le maglie dei controlli nel paese sono piuttosto larghe". Ma, se l'Olanda controlla poco, la Grecia proprio non controlla. Salah Abdeslam viene registrato a Leros il 20 settembre.

L'identità belga che fornisce è falsa. Si presenta col nome di Amine Choukri. Il 3 ottobre altri due jihadisti, entrambi in azione allo Stade de France, passano da quell'isola. Anche loro sono in possesso di falsi passaporti siriani.

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