La folle teologia dell'Isis: "Stuprare avvicina ad Allah"

Una ragazza yazida di soli 12 anni racconta al New York Times le atrocità che ha dovuto subire dai terroristi del Califfato

La folle teologia dell'Isis: "Stuprare avvicina ad Allah"

Sono all'incirca un milione e mezzo gli yazidi nel mondo. Piccole comunità che, come spiega Franco Cardini, sono "caratterizzate dal culto dell'unico Dio e di alcune entità angeliche a lui subordinate, la più importante delle quali è Melek Ta'us, l'Angelo Pavone'". Sono la comunità maggiormente perseguitata dall'Isis, assieme, ovviamente, a quella cristiana.

Una ragazza yazida, di soli 12 anni, ha raccontato al New York Times, le persecuzioni che ha subito dagli uomini del Califfato. Il suo carceriere si avvicinava a lei. La piccola yazida gli diceva: "Fermati, mi fai male". Ma lui le sussurrava all'orecchio: "Secondo l'Islam è lecito stuprare un infedele. Stuprarti mi avvicina a Dio".

Un'altra ragazza yazida di 15 anni ha raccontato, sempre al New York Times: "Il mio carceriere continuava a dirmi che lo stupro è ibadah". Ibadah, un termine arabo per indicare il culto. Lo stupro come preghiera. L'immondo che diventa, per chi sa quale motivo, mondo.

Una rigida burocrazia si cela dietro il traffico delle donne yazide. Gli uomini di Al Baghdadi se le dividono con cura maniacale. Vengono cedute prima a chi ha combattuto, poi, se avanzano, agli altri. Le donne più belle e giovani devono essere vendute entro una settimana.

Le altre, quelle considerate brutte o anziane, vengono trasportate di città in città. Come fossero personaggi di un circo. Le belle vengono fotografate affinché i loro corpi e i loro visi possano circolare ed essere visti da possibili acquirenti. Sono carne. E soldi per lo Stato islamico.

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