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Hanno combattuto per l'Isis: condannati volontari europei

Condannati a 20 anni di carcere duro due cittadini europei (un uomo francese e una giovane donna tedesca) per appartenenza allo Stato islamico

Hanno combattuto per l'Isis: condannati volontari europei

Due cittadini europei sono stati condannati stamane a Baghdad per affiliazione ai tagliagole dell’Isis. La pena inflitta al cittadino francese e tedesco protagonisti di questa vicenda sono 20 anni di carcere ciascuno nelle galere irachene. Oltre a loro due, sono stati condannati ad una pena simile altri quindici imputati di nazionalità irachena. Solo uno di loro ha ricevuto una condanna di esecuzione capitale per impiccagione.

È stata rivelata solamente l’identità del cittadino francese, si chiama Lahcen Gueboudj, ha 58 anni e proviene dal sud della Francia. Mentre della donna tedesca condannata si conosce solo il nome: Nadia.

Come riporta un giornalista dell’agenzia di stampa francese Afp, presente stamane all’udienza della Corte Penale Centrale di Baghdad, che si occupa di casi di terrorismo, Gueboudj ha risposto per mezz'ora alle domande del giudice, negando tutte le sue dichiarazioni precedenti rilasciate durante gli interrogatori e affermando di aver "firmato (delle) confessioni in arabo senza sapere cosa fosse scritto".

L'uomo ha asserito di essere partito per la Siria per convincere il proprio figlio a non unirsi alle fila dei terroristi dell'Isis, con l’intendo di riportarlo in suolo francese assieme alla propria famiglia.

Gueboudj ha negato la sua fedeltà all'Isis, affermando di essere stato arrestato dal Free Syrian Army (Fsa) dopo essersi perso in un villaggio in Siria.

La cittadina tedesca Nadia, invece, minorenne all’epoca dei fatti, ha detto al giudice iracheno che il suo matrimonio con un soldato del califfato islamico non è stato un atto spontaneo e di volontà, ma una coercizione da parte di un gruppo armato di ribelli siriani. Nadia ha confermato il suo desiderio di "fuggire dalla gente dell’Isis" ed è per questo che con la madre (condannata a morte lo gennaio, pena poi commutata in ergastolo) e la figlia è fuggita alla volta dell’Iraq.

La legge irachena è molto severa in materia di terrorismo e di tutti i crimini commessi.

Questa, infatti, prevede l’esecuzione capitale per chiunque sia entrato a far parte di un gruppo terroristico, indipendentemente dal fatto che abbia combattuto o no nei suoi ranghi.

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