«François, mi dispiace, ma bisogna che ti parli di una cosa un po' particolare...». Aquilino Morelle, 52 anni, l'uomo più vicino a Hollande negli ultimi due anni e mezzo, colui che per primo si presentò sulla scrivania del presidente con la copertina del settimanale Closer cercando di mettere in piedi una strategia mediatica per gestire lo scandalo, annuncia a mezzo stampa che dirà la verità su un presidente della Repubblica che lo ha usato e poi lasciato solo al suo destino, costringendolo a dimettersi. È la seconda vendetta, dopo quella di Valérie Trierweiler. Morelle, al servizio di Hollande come consigliere politico e plume del presidente fino all'aprile scorso, parla per la prima volta dopo cinque mesi di silenzio. Si dice vittima di una cacciata «pianificata». E annuncia che presto, oltre all'intervista a Nouvel Obs e Le Monde , farà uscire un libro sui suoi giorni all'Eliseo «che farà sanguinare».
I modi non sono più quelli da «marchesino», come lo hanno ribattezzato i francesi per la passione per il lusso, nella vita come sul lavoro. Troppo forte la delusione di essersi dovuto dimettere senza alcuna parola pubblica di soccorso da parte del presidente: che oggi «trema». A quello stile educato, tutt'altro che sobrio, Aquilino Morelle non aveva rinunciato neppure all'Eliseo, nella sua stanza, dove tutto lo staff del presidente gli rinfacciava le 30 paia di scarpe fatte a mano, ben allineate nel suo armadio, e un lustrascarpe ad hoc che lo raggiungeva settimanalmente a Palazzo. Fu questa la prima bufera per l'uomo catapultato nella galassia socialista ai tempi di Lionel Jospin, eppure mai tollerato dal cerchio magico di Hollande. Esaltato, sì. Come eccellente estensore di discorsi che in campagna elettorale hanno permesso a Hollande di convincere i francesi a votarlo. Poi: abbandonato come altri, dal ministro Cahuzac a DSK.
Tutto aveva funzionato tra Morelle e Hollande fino allo scandalo Gayet: «Ho visto François nudo, più che a terra, l'ho raccolto con un cucchiaino. Poco a poco si è ripreso e da quel momento non ha più sopportato il mio sguardo». Ma non bastava questo per allontanare dall'Eliseo l'uomo della provvidenza, che ha convinto Manuel Valls ad accettare le chiavi di Matignon dopo la sconfitta dell'ex premier Ayrault e dei socialisti alle amministrative di marzo; accusato perfino di voler far fuori l'ex premier. A segnare l'abbandono umano del presidente che finora aveva servito ci sono le sue consulenze per l'industria farmaceutica danese Lundback mentre era uno dei «controllori» dell'Igas, l'ispettorato generale degli affari sociali, risalenti al 2007. Morelle era utile ad «aprire certe porte», secondo Mediapart , ma all'Igas hanno smentito. A dir poco incoraggiato da Hollande, ad aprile ha lasciato l'Eliseo: «Ha fatto l'unica scelta opportuna», le parole senza appello del presidente. Inutile la sua franchezza con «l'amico» Hollande: «Non hai fatto anche tu stupidaggini, forse?». Rapporti bruscamente interrotti ed ecco che la penna che finora aveva usato per farlo apparire al meglio, ora potrebbe distruggerlo: «Devo raccontare tutto per la mia famiglia e i miei figli», dice. Morelle era con Hollande nei peggiori momenti di vita privata: durante la crisi con Valérie, dopo lo scoop delle foto con il casco in testa in cui il presidente raggiungeva l'amante.
Ha aiutato «il re» a vincere politicamente e risollevarsi umanamente e mediaticamente: «Su questo e altro devo fare chiarezza». Per esempio «sulle ingiuste sorti toccate non solo a me, ma a molti protagonisti dell'era Hollande». Prima al suo servizio, come amici. Poi lasciati soli.Twitter @F_D_Remigis
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