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I Mashrou'Leila, il gruppo rock che scuote il Medio Oriente

I Mashrou' Leila, sono il gruppo rock simbolo della primavera araba, che da anni coniuga un'eccellente qualità musicale, a testi che toccano con grande naturalezza molti dei tabù della cultura araba

Foto di Emanuele Luca
Foto di Emanuele Luca

I Mashrou' Leila, sono il gruppo rock simbolo della primavera araba, che da anni coniuga un'eccellente qualità musicale, a testi che toccano con grande naturalezza molti dei tabù della cultura araba. Da molto tempo riempiono con migliaia di fan le piazze del Libano, Egitto, Giordania, Tunisia e molti altri, paesi cantando amori tra uomini, coppie di religione diversa, notti nei club libanesi, sentimenti e speranze dei giovani mediorientali. Questo gruppo rivoluzionario è la prima band araba a comparire sulla copertina di Rolling Stone, la bibbia del musica. Hanno da poco tenuto un concerto dal Barbican Center di Londra, trasmesso live in tutto il Medio Oriente, in cui hanno presentato il loro quarto album, "Ibn El Leil". IlGiornale.it ha incontrato a Beirut, il cantautore del gruppo, Hamed Sinno ed il violinista Haig Papazian.

Il vostro ultimo album e' una riflessione sul comportamento umano di notte, quando la gente si sente più libera?

Hamed Sinno: "In Libano la gente non esce per semplice svago, non va in giro per club a bere solamente per divertirsi, ma per esorcizzare i propri fantasmi, le tensioni che una società dura e, a volte aggressiva, crea. Il modo in cui si va fuori qui è diverso che a Parigi. Beirut è famosa per la vita notturna, la gente, e spesso anch'io, esce per scaricare la tensione e beve alcol per tante questioni diverse. Alcuni arrivano al punto di esagerare e distruggersi. Ho sempre trovato questo mondo notturno, in cui la gente tira giù la maschera e tenta di esorcizzare le proprie paure, molto interessante".

Haig Papazian: "Ci interessava capire cosa vuol dire uscire a Beirut. Il cliché che rappresenta Beirut come una delle capitali della 'club culture' è spesso un modo semplicistico per descrivere una situazione molto più complessa. La notte non è solamente il momento per andare in un club, ma è anche quello che avviene prima e dopo. A volte è un sentimento che dura un intero weekend. L'album tenta di trasmettere quest'atmosfera. Ci sono canzoni in cui si balla e canzoni con atmosfere molto più rarefatte".

Di notte si esplora se stessi o si tenta di non pensare e dimenticare?

Hamed Sinno: "Questo è uno dei punti centrali dell'album. Di giorno si è costretti a stare dietro a mille impegni e non si riesce davvero a pensare. Di notte si sta da soli con i propri pensieri e questo può spaventare. Anche quando si socializza lo si fa come persona e non come individuo immerso nella formalità della quotidianità. Certe volte si esagera con l'alcol anche per non essere soli con i propri pensieri. In Libano però la notte diventa politica, ogni gesto come bere alcolici, chiedere un numero di telefono a una ragazza, due uomini gay che si baciano, tutto viene fatto sfidando regole e convenzioni che castrano i giovani. Se la gente fuori si spara, se la polizia fa un raid in un gay bar e arresta solamente i siriani questa è politica. Noi non abbiamo un governo e viviamo l'arena pubblica in questo modo. A volte discussioni politiche in un bar portano a sparatorie. Tutto avviene all'aperto, come al tempo dell'antica Roma".

La musica è qualcosa di intimo o politico?

Hamed Sinno: "La musica qui è inevitabilmente politica, se due ragazzi si innamorano, in Libano è fare politica. Se stai da solo e pensi, qui è comunque politica perché qualunque pensiero farà i conti con il mondo in cui ti hanno cresciuto. La musica è personale e politica allo stesso tempo. Anche il tipo di musica che ascolti può essere un messaggio pubblico".

La musica può cambiare le opinioni della gente?

Hamed Sinno: "La gente non ascolta se gli si dice vota per questa persona o per quella. Ma se fai capire alle persone che devono porsi domande, avere dubbi, allora la società può davvero cambiare. Questo la musica lo può fare".

Haig Papazian: "Non si può dire alla gente cosa fare, al massimo la si può guidare con il proprio esempio".

Come è stato accolto il vostro nuovo album che ha sonorità più pop ed elettroniche in confronto agli album precedenti, che erano più indie rock?

Hamed Sinno: "Sono state positive. All'inizio alcuni fan erano un po' confusi per questo cambiamento, ma non si può rimanere prigionieri di uno stile. Nella vita bisogna sperimentare e innovare sempre. A volte è importante anche sapere un pò giocare con se stessi".

Haig Papazian: "Quando abbiamo lanciato le prime tracce dell'album, alcuni dei fan storici hanno storto un po' il naso perché si aspettavano qualcosa di più famigliare. Poi quando tutto l'album è uscito invece hanno cambiato opinione e hanno capito il senso complessivo. Generalmente è stato accolto molto bene e quando abbiamo fatto il concerto al Barbican Center di Londra, trasmesso live in tutto il Medio Oriente, è stato un vero evento".

Come è cambiata la vostra vita in questi anni dopo questo successo incredibile in tutto il Medio Oriente ed in Occidente?

Hamed Sinno: "Nei concerti ci divertiamo molto. A volte però la vita difficile, essere riconosciuti per strada e fermati in continuazione, come accade in alcuni paesi, per esempio l'Egitto, ti toglie la privacy. Penso però che sia il prezzo da pagare per il successo e i meravigliosi fan che abbiamo. In questo album ho raccontato tantissime emozioni molto private. Non so se avrò il coraggio nel prossimo di condividere aspetti così personali con il pubblico. Vedremo".

Haig Papazian: "Nell'ultimo anno abbiamo fatto talmente tanti concerti e visto talmente tanti nuovi posti, come per esempio in Italia, che a volte si fatica a sapere dove si è. Ma allo stesso tempo è fantastico scoprire tutti questi luoghi. E' splendido incontrare, durante i concerti in Europa, persone che non ci conoscevano, che dopo un pò ballano la nostra musica e si divertono molto pur non capendo l'arabo".

Come vi sentite ad essere considerati il simbolo di un Medio Oriente diverso?

Hamed Sinno: "È un privilegio, ma spesso vogliono parlare con te di tutto tranne che di musica. Ci sentiamo a volte sotto pressione, ma allo stesso tempo è un grosso onore per noi, perché possiamo davvero raccontare al mondo un Medio Oriente differente.

Haig Papazian: "Penso anch'io che sia davvero un privilegio, perché spesso molta gente non conosce nulla del Medio Oriente se non le guerre raccontate dai media, ma è molto più complesso di così".

Come è andata la tournée negli Stati Uniti?

Hamed Sinno: "Molto bene. Era la nostra prima tournée negli USA e molte persone, non solamente arabe, aspettavano da tempo di vederci. Abbiamo avuto un'accoglienza davvero calorosa. Il tour e' andato sold out".

Haig Papazian: "È stata una bellissima esperienza. All'inizio c'erano in generale più arabi e libanesi, ma poi sono aumentati gli americani che non hanno origini arabe".

Il concerto al Barbican Center di Londra in cui avete presentato il nuovo album, è stato un gran successo.

Hamed Sinno: "È stato magico, era la prima volta che lanciavamo un album live in tv da Londra per tutto il Medio Oriente. È stato come partecipare alle olimpiadi, ci siamo giocati il lavoro di anni in poche ore. All'inizio eravamo nervosi, poi magicamente tutto è andato benissimo. Moltissimi si sono alzati dalle sedie e si sono messi a ballare, tanto che gli addetti alla sicurezza si sono impauriti.

È andato tutto talmente bene che il giorno dopo eravamo quasi depressi, perché ci siamo chiesti, dopo questo, quale nuova sfida ci saremmo potuti inventare per il futuro. Il Guardian ci ha fatto un'ottima recensione e questo per noi ha significato davvero molto".

Haig Papazian: "È stata davvero un'esperienza emozionante".

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