Guerra in Ucraina

I russi minacciano, gli Usa si schierano. L’escalation nucleare mai così vicina

Washington cambia i protocolli: ora può colpire per prima. Tattica o realtà? Il Cremlino cerca il pretesto per l’attacco

I russi minacciano, gli Usa si schierano. L’escalation nucleare mai così vicina

Parlare di bombe, morti e distruzioni sta diventando drammaticamente normale. Ma nelle pieghe di un conflitto le cui sorti sembrano sempre più incerte e in cui la parola pace pare una chimera più che una possibilità, ci sono fatti che fanno tremare al solo ipotizzarli. E così, tra minacce, risposte, manovre e atti concreti, il terrore di un'escalation nucleare tiene il mondo intero con il fiato sospeso.
Questa volta però, lo spettro che aleggia non è solo un'ipotesi remota. La paura deriva da fatti e informazioni che viaggiano sotto traccia e confermano un pericolo reale. Mai così reale da decenni. E l'invasione russa in Ucraina ne è la causa principale ma non l'unica. «Viviamo in tempi turbolenti, non possiamo limitarci ai soliti progetti», ha detto di recente il ministro della Difesa americano Lloyd Austin. È vero, per più di una ragione. Intanto c'è la Russia, attivissima sul tema. Prima assediando e prendendo il controllo della centrale nucleare di Zaporizhzhia, la più grande e importante d'Europa. Con il rischio di disastro che rimane sempre, drammaticamente, a portata di bombardamento. Poi ci sono le accuse di Mosca, che racconta urbi et orbi che l'Ucraina-cattiva sta lavorando a una bomba sporca, con elementi atomici, per colpirli. Nessuno ci crede, anzi, tutti sospettano che sia proprio Mosca ad accusare per giustificarsi un domani, pronta come sarebbe ad usare armi non convenzionali in caso di mancata svolta del conflitto. Ma c'è altro.
L'inversione di marcia degli Stati Uniti conferma il rischio di escalation e riporta indietro a scenari che sembravano superati con la fine della guerra fredda. Secondo la nuova strategia made in Usa, non è più esclusa la possibilità di usare per primi un ordigno atomico. Non era così, ed è una svolta preoccupante. Finora secondo i piani americani, il ricorso alla bomba nucleare sarebbe stato l'ultima ratio a seguito di un attacco nemico di stessa portata. Una strategia basata sulla consapevolezza che basterebbe una bomba, una sola, per scatenare l'inferno e causare milioni di morti. Ora invece le bombe atomiche tattiche B-61 sono schierate anche in Europa, anche in Italia, nelle basi di Ghedi e Aviano, pronte alla bisogna per essere utilizzate dagli aerei della Nato. «La Russia terrà conto nella sua pianificazione militare della modernizzazione degli armamenti nucleari statunitensi dispiegati nei Paesi europei. Stanno trasformando queste armi in un'arma da campo di battaglia, abbassando così la soglia nucleare», attaccano da Mosca.
Escalation a un passo, quindi? Non è detto. Presa in mezzo tra la folle politica russa, un dialogo con la Cina che stenta a decollare, le minacce della Corea del Nord e quelle iraniane, c'è da sperare che quella americana altro non sia che una strategia già vista: mostrare i muscoli per spaventare i nemici. Una speranza globale. Perché a prescindere da chi sarà il primo a pigiare il maledetto tasto, tutti sanno che da quel momento indietro non si torna. E precipitare in un abisso nucleare non conviene a nessuno. Ma è vero, viviamo in tempi turbolenti.

E quello che ieri sembrava impossibile, oggi fa tremare per davvero.

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