Coronavirus

Inghilterra, la denuncia dello studente: "Ho paura del virus e mi hanno mandato dallo psicologo"

La allucinante storia di un nostro connazionale che studia a Londra: "Università aperte, ma qui non fanno nessun tampone: mi hanno dato link dello psicologo. Temo che la situazione qui sarà uguale a quella italiana. Con la differenza che gli inglesi si stanno muovendo con molto ritardo"

Inghilterra, la denuncia dello studente: "Ho paura del virus e mi hanno mandato dallo psicologo"

In tempo di pandemia da coronavirus l'Inghilterra, come emerso in modo evidente dalle ultime dichiarazioni politiche e dalla tenuità delle contromisure fino ad ora adottate per evitare la diffisione del morbo, continua a mantenere un atteggiamento decisamente contraddittorio.

L'ennesima testimonianza in tal senso arriva da uno studente di origini milanesi, ora a Londra per frequentare un master in "Business Management" presso la Kingston University. La situazione in Inghilterra è ancora poco chiara, visto che lo stesso governo, nonostante che i casi di contagio da Covid-19 siano in costante aumento, non sta assumendo le stesse stringenti contromisure con le quali tutti noi stiamo convivendo quotidianamente nel nostro Paese. Il timore, quasi una certezza viste le dichiarazioni di Boris Johnson, è che gli infetti siano ben oltre quelli accertati al momento in modo ufficiale. Ciò nonostante, oltre ai pub ed ai locali, anche le università non hanno interrotto le loro attività, e così sarà almeno fino al momento in cui non salti improvvisamente qualche contagio accertato tra studenti o personale docente.

Tutte le perplessità per una situazione che potrebbe deflagrare repidamente in modo devastante sono espresse dal 22enne Giacomo Contini, il quale ha preferito rinunciare alla frequentazione delle lezioni per tentare di preservarsi."Sembra che non ne vogliano parlare per non allarmare le persone", racconta su "Il Giorno". "Allora ho mandato una mail al rettore dell’università chiedendo di attivare i corsi online e di posticipare gli esami", continua.

Una richiesta più che lecita, ma alla quale è arrivata una replica inattesa. "Mi ha telefonato il rettore in persona per tranquillizzarmi", dice ancora il nostro connazionale. "Credono che sia preso dal panico, forse perché sono italiano. In ogni caso mi hanno confermato che non ci sono stati contagi in università, quindi si va avanti così. Valuteranno la situazione tra una settimana. Per ora la regola è che si chiude solo in presenza di casi positivi, come ha fatto Oxford. Ma nessuno qui ha subito un tampone, per questo le ritengo affermazioni gravissime", ha aggiunto ancora. Non solo, vista la sua ingiustificata fobia gli è stato pure consigliato uno psicologo a cui rivolgersi: "Mi ha girato il link del loro psicologo.", riferisce Contini, come se si volesse far gravare su di lui tutto il peso di un'ansia più che giustificata.

"Temo che tra due settimane la situazione qui sarà uguale a quella italiana. Con la differenza che gli inglesi si stanno muovendo con molto ritardo rispetto a noi. Se decideranno di posticipare gli esami cercherò di tornare prima che chiudano tutti i voli.", racconta lo studente, il quale spiega anche che, nonostante lo scarso allarmismo, i londinesi si stiano già comportando in modo differente, pur con tutte le rilevabili contraddizioni. "Dopo il discorso di Johnson, la percezione è cambiata. In un certo senso è cresciuto il panico e dai supermercati sono spariti amuchina, pasta e scatolette. Ma nel contempo la gente affolla i pub e gli eventi. Si comportano in modo contraddittorio.

La maggior parte delle persone, però, considera il coronavirus un fenomeno tutto italiano, che non riguarda l’Inghilterra", conclude.

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