Iran, due morti nelle proteste: "Uccisi da agenti stranieri"

Le autorità confermano le vittime nelle proteste in Iran: "Ma non un proiettile è stato sparato dalla nostra polizia"

Iran, due morti nelle proteste: "Uccisi da agenti stranieri"

Dopo le accuse da parte di media e social media, è arrivata la conferma delle autorità: due manifestanti sono stati uccisi a Dorud in Iran nelle proteste di piazza. Nel bilancio degli incidenti ci sono anche 6 feriti.

Secondo il vicegovernatore della provincia del Lorestan, Habibollah Khojastehpour, i manifestanti erano scesi in piazza rispondendo agli appelli "di forze ostili". "Ma né la polizia, né i militari, né altre forze di sicurezza hanno sparato sui manifestanti", ha assicutato, "La dimostrazione avrebbe dovuto concludersi pacificamente, ma la presenza di certe persone e gruppi ha portato alla morte di due cittadini". Secondo i Guardiani della rivoluzione, uomini con armi "militari e da caccia si sono introdotti nella manifestazione e hanno esploso colpi sulla folla e contro gli edifici governativi".

In tutto il Paese da giorni c'è una ondata di manifestazioni antigovernative nel Paese provocate in parte da un malcontento per le difficoltà economiche e la corruzione. Si tratta dei più gravi disordini dal 2009, che seguirono la rielezione del presidente Mahmoud Ahmadinejad.

Alla fine il presidente dell'Iran Hassan Rohani ha aperto ai manifestanti, dicendo che gli iraniani hanno il diritto di protestare e criticare le autorità: "Ma il governo non mostrerà tolleranza per chi danneggia le proprietà pubbliche, viola l'ordine pubblico e crea disordini", ha spiegato, "Le persone sono assolutamente libere di criticare il governo e le proteste, ma le loro proteste dovrebbero essere tali da migliorare la situazione nel Paese e la loro vita. La critica è diversa dalla violenza e dal danneggiamento della proprietà pubblica".

Intanto le autorità del Paese hanno deciso di limitare l'accesso tramite telefoni cellulari a Instagram e Telegram per cercare di evitare nuove

contestazioni. Secondo Teheran infatti, gruppi contro-rivoluzionari, con sede all'estero, starebbero utilizzando i social, soprattutto Telegram, per esortare la popolazione a manifestare usando bombe Molotov e armi da fuoco.

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