Iraq, oltre 3mila anni di storia rasi al suolo dalle ruspe dell'Isis

Il sito archeologico raso al suolo da una colonna di bulldozer. È solo l'ultimo monumento iracheno a scomparire per sempre sotto la furia cieca dei jihadisti dello Stato islamico

Iraq, oltre 3mila anni di storia rasi al suolo dalle ruspe dell'Isis

Una settimana dopo la diffusione del video un cui miliziani dello Stato islamico distruggono a picconate le statue del museo di Mosul, gli jihadisti hanno preso mira le vestigia dell’antica città assira di Nimrud. Questa volta hanno usato le ruspe per abbattere il patrimonio storico e culturale dell’Iraq. "È un crimine di guerra", ha denunciato la direttrice generale dell’Unesco, Irina Bokova, lanciando un appello a tutti i responsabili politici e religiosi della regione affinché si sollevino "contro questa barbarie".

Fondata dal re Shalmaneser nel XIII secolo avanti Cristo, Nimrud si trova a una trentina di chilometri a sud-est di Mosul. Gli scavi archeologici avevano riportando alla luce resti del palazzo reale, basamenti, sculture e statue. Al momento non ci sono dettagli sull’estensione dei danni provocati dall'Isis, che per il ministero delle Antichità sarebbero ingenti. Una fonte tribale a Mosul ha riferito alla Reuters che i miliziani hanno "saccheggiato gli oggetti di valore e raso al suolo il sito". L’interpretazione estremista del Corano che segue il califfo Abu Bakr al-Baghdadi lo spinge a considerare inammissibili edifici risalenti all’epoca pre islamica, ma anche quelli riconducibili ad altre fedi o ad altre sette dell'islam o quelli in cui si onorano leader religiosi defunti. Il 26 febbraio erano arrivate, con un video di cinque minuti, le immagini della devastazione del museo di Mosul, che mostra la distruzione di statue e manufatti a colpi di mazze e martelli pneumatici.

Adesso il prossimo bersaglio potrebbe essere la città di Hatra, iscritta anch’essa nel Patrimonio dell’Umanità. Inevitabile il ricordo di un altro gravissimo sfregio al patrimonio culturale mondiale, la distruzione dei Buddha di Bamyan da parte dei talebani nel 2001, in Afghanistan. Ma i danni provocati dallo Stato Islamico sembrano più sistematici e a più ampio raggio.

La massima autorità sciita irachena, il grande ayatollah Ali al-Sistani, ha invitato il Paese a fare uno sforzo unitario per combattere il Califfato: "Giorno dopo giorno, emerge la necessità di unirsi e combattere la feroce organizzazione che non risparmia nè gli uomini nè i siti archeologici".

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