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Isis, l'Onu lancia l'allarme terrorismo "Attacchi entro il 2019"

Un rapporto dell'Onu è chiaro: l'Isis non si è estinto e i suoi miliziani potrebbero colpire entro la fine dell'anno in luoghi inaspettati

Isis, l'Onu lancia l'allarme terrorismo "Attacchi entro il 2019"

Le Nazioni Unite lanciano l'allarme: l'Isis è pronto a colpire entro la fine del 2019. Gli analisti del Consiglio di Sicurezza hanno avvertito che lo Stato islamico non è affatto finito: il movimento continua a rappresentare una minaccia gravissima per la nostra sicurezza. E a dirlo sono le cifre. Secondo gli autori del rapporto del Palazzo di Vetro, sono circa 30mila i foreign fighters che hanno combattuto o hanno raggiunto il Califfato per combattere tra le file dell'Isis e che potrebbero essere ancora vivi. E questa ipotesi getta un'ombra estremamente importante sulla sicurezza dell'intero pianeta, calcolando che queste persone sono non solo radicalizzate, ma anche addestrate all'uso delle armi e al terrorismo. "Le loro prospettive future saranno di interesse internazionale per il prossimo futuro", afferma l'analisi delle Nazioni Unite, "alcuni potrebbero unirsi ad al-Qaida o ad altre sigle terroristiche che potrebbero emergere. Alcuni diventeranno leader o radicalizzatori".

Per l'Onu, soprattutto per ciò che riguarda l'Europa, la minaccia "resta alta". Lo Stato islamico non esiste più da un punto di vista geografica, soprattutto dopo le sconfitte in Siria e in Iraq, ma restano, a detta degli osservatori Onu, tutte quelle condizioni che hanno permesso la nascita del terrorismo e soprattutto di un'organizzazione come quella che fa capo ad Abu Bakr al-Baghdadi. Esistono condizioni di degrado, emarginazione, ma anche "frustrazione e povertà" che inducono molte persone a ingrossare le file del Califfo. Il rapporto, inoltre, punta il dito sulla incaapcità dei programmi di deradicalizzazione di evitare che i jihadisti comprendessero la reale gravità di quanto compiuto negli anni. I radicalizzati che hanno scelto di cambiare vita sono pochissimi. E le prigioni restano luoghi non di rieducazione ma di rafforzamento delle idee terroriste.

L'Europa è quella che è pi in pericolo. Le stime parlano di circa 6mila cittadini del Vecchio continente partiti per combattere nell'Isis o in altre sigle del terrore affiliate al Califfato o ad Al Qaeda. Si crede che un terzo di questi siano stati uccisi: ma almeno 21mila sono rientrati in Europa. E di certo non tuti sono in prigione o sono stati deradicalizzati. L'Isis ha ancora i soldi per finanziare queste cellule più o meno dormienti così coe gli imam e i predicatori che possono risvegliare il sentimento jihadista dei cosiddetti lupi solitari. E il fatto che esista ancora un sistema di propaganda online molto radicato indica che la minaccia non possa essere sottovalutata. Il rapporto è chiaro: "Quando avrà il tempo e lo spazio per reinvestire in capacità operative esterne, l'Is ordinerà e faciliterà attacchi internazionali, in aggiunta a quelli ispirati dall'Is, che continueranno ad avvenire in molti luoghi nel mondo".

Perché per gli analisti, l'attuale diminuzione di attacchi "potrebbe non durare a lungo".

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