Quella che ancora ieri notte è una corsa troppo incerta per dichiarare un vincitore, si è trasformata durante la notte in una vittoria per Benjamin Netanyahu, che ha conquistato la maggioranza dei seggi alle elezioni in Israele, gettando le fondamenta per la costruzione di un governo che punta a destra, senza l'ingombrante presenza degli avversari di Unione Sionista.
Se ancora devono partire le consultazioni, quello che è chiaro è che Bibi non ha una gran voglia di puntare su un governo di coalizione con Herzog e Livni. Preferirebbe tirare a sé Casa ebraica e Yisrael Beiteinu, ma pure i partiti religiosi e provare magari a ricucire con Moshe Kahlon, fuoriuscito del Likud ora alla guida di Kuhlanu.
Le elezioni che si sono appena concluse rappresentano una sconfitta per alcuni partiti di destra e una chiara vittoria dei likudnik. Tanto Bennet quanto Lierberman hanno ceduto seggi, mentre il partito di Bibi ne ha conquistati, ottenendo un risultato che non vedeva da tempo.
Appena prima che la campagna elettorale si chiudesse, il primo ministro aveva chiarito che in caso di vittoria non si sarebbe più parlato di uno stato palestinese. Cosa ne sarà di una dichiarazione fatta prima che le urne si aprissero si vedrà, ma nel frattempo è arrivata una reazione chiara dal capo negoziatore dei palestinesi.
Saeb Erekat ha detto senza mezzi termini che la vittoria di Netanyahu "affossa il processo di pace" e aggiunto che a questo punto si accelererà il processo per portare Israele davanti al Tribunale penale internazionale, certo che la società israeliana voglia "continuare con i dettami e gli insediamenti".
Il capo dei negoziatori ha difeso la scelta palestinese di aderire a
molti trattati e organizzazioni internazionali e chiesto alla comunità internazionale un passo che suona più come una provocazione che altro: "Interrompere gli accordi con Israele in quanto Stato al di sopra della legge".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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