Israele, falliti i negoziati per il nuovo governo: voto a settembre

Netanyahu ha incolpato il partito nazionalista Yisrael Beytenu del fallimento delle trattative per la costituzione del nuovo governo

Israele, falliti i negoziati per il nuovo governo: voto a settembre

Israele torna alle urne per la seconda volta nello stesso anno e ciò non era mai accaduto nella storia del Paese. I tentativi del premier uscente Benjamin Netanyahu di formare un governo sono infatti risultati vani.

Alla mezzanotte di mercoledì è scaduto il termine concesso al leader del Likud dal Capo dello Stato Reuven Rivlin per dare vita a un nuovo esecutivo. Una volta terminato il tempo a disposizione di Netanyahu, la Knesset ha approvato una risoluzione di “autoscioglimento”, promossa dallo stesso partito del primo ministro, dalle forze politiche rappresentative della destra religiosa e dai partiti che tutelano i diritti della minoranza araba israeliana. La data delle nuove votazioni è il prossimo 17 settembre.

Nonostante le elezioni del 9 aprile scorso avessero coinciso con una netta affermazione del Likud e delle formazioni a questo affini e avessero quindi lasciato presagire un’agevole alleanza di governo a trazione conservatrice, i negoziati tra Netanyahu e i suoi potenziali alleati si sono rivelati subito estremamente problematici, per poi naufragare.

Ad avviso dei media dello Stato ebraico, alla base del fallimento delle trattative per la costituzione di un quinto esecutivo capeggiato dal premier uscente vi sarebbe stato un contrasto tra lo stesso leader del Likud e Avigdor Liberman, rappresentante della formazione politica nazionalista Yisrael Beytenu. Sarebbe stato appunto quest’ultimo a pregiudicare la conclusione positiva degli sforzi negoziali di Netanyahu, che erano riusciti in precedenza a conseguire il consenso dei partiti degli ebrei ortodossi (United Torah Judaism, Shas e Union of Right-Wing Parties) intorno a un programma comune di governo.

Lieberman avrebbe fatto saltare il tavolo delle trattative perché, a detta del quotidiano online The Times of Israel, deluso dalla mancata inclusione, nella bozza della piattaforma programmatica in questione, di una proposta normativa intesa a ridurre i privilegi degli Israeliani aderenti alla dottrina Haredì. Costoro, promotori di una lettura estremamente conservatrice della Bibbia, godono, in base alla legge nazionale, dell’esenzione da diversi doveri, tra i quali quello del servizio militare.

Non essendo riuscito a strappare ai potenziali alleati di governo la promessa di una profonda revisione dello status giuridico di favore riconosciuto finora agli ebrei ḥaredim, Lieberman ha di conseguenza stoppato la corsa di Netanyahu verso un quinto mandato da primo ministro.

La responsabilità cruciale del leader di Yisrael Beytenu nell’affossare gli sforzi negoziali del premier uscente è stata sottolineata dallo stesso esponente di punta del Likud. Poco dopo l’approvazione della mozione di autoscioglimento da parte della Knesset, quest’ultimo ha infatti rivolto parole di fuoco all’indirizzo di Liberman, attribuendogli il fallimento delle trattative per la nascita di un nuovo esecutivo israeliano e accusandolo di avere di fatto “calpestato la volontà del popolo”. Netanyahu ha quindi tuonato: “Lo scorso 9 aprile, gli elettori hanno dichiarato di volermi ancora come Capo del governo nazionale. Di conseguenza, la condotta irresponsabile del massimo rappresentante di Yisrael Beytenu ha rappresentato un tradimento della volontà popolare. Pur dichiarandosi un uomo di destra, Lieberman si è inaspettatamente comportato come uno di sinistra, ostacolando in ogni modo la nascita di una compagine governativa di ispirazione conservatrice.”

Egli ha alla fine assicurato ai media di volersi ricandidare alla guida del Paese mediorientale alle votazioni del prossimo 17 settembre, con l’obiettivo di “vendicare i milioni di

Israeliani che hanno espresso ad aprile in maniera netta il desiderio di un esecutivo di destra e che in questi giorni hanno visto tale desiderio calpestato dai traditori di Yisrael Beytenu, burattini della sinistra”.

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