Piccolo incidente diplomatico. Il segretario di stato americano, John Kerry, ha chiamato Benjamin Netanyahu per congratularsi per l’esito delle elezioni in Israele. Il presidente Barack Obama, invece, non l'ha ancora fatto. Non può essere solo una banale "dimenticanza" e sicuramente salta subito all'occhio. Anche se il portavoce della Casa Bianca, Josh Earnest, assicura che il presidente chiamerà "nei prossimi giorni".
Il direttore dell’ufficio politico del presidente, David Simas, ripreso dal quotidiano Haaretz auspica la formazione di un governo di coalizione. "Gli Stati Uniti e Israele sono accomunati da un legame storico che continuerà in futuro", ha aggiunto l’assistente di Obama. Tuttavia nessun cenno, da parte di Simas, è stato fatto in merito alla vittoria del primo ministro uscente Netanyahu.
Gli Usa non volteranno mai le spalle a Israele. Questo è certo. Ma i rapporti potrebbero restare freddi, visto anche che i due governi sono distanti su due cose: l'accordo con l’Iran sul nucleare e la creazione dello Stato palestinese. Earnest però assicura che la vittoria di Netanyahu non avrà alcun impatto sostanziale sui negoziati con l’Iran e che gli Stati Uniti valuteranno l’approccio al processo di pace in Medio Oriente dopo le elezioni.
Dopo il profondo strappo per il discorso di Netanyahu al Congresso (invitato dai Repubblicani), il rapporto tra i due leader resta molto teso. Senza contare che, nelle ore prima del voto, il premier israeliano per galvanizzare la base più nazionalista ha promesso che fino a quando ci sarà lui al governo non si avrà uno Stato palestinese.
La Casa Bianca, da parte sua, non intende indietreggiare: sul processo di pace si andrà avanti con la cosiddetta "soluzione dei due Stati", ha detto la portavoce del Dipartimento di Stato Usa, Jennifer Psaki. Siamo solo alle prime schermaglie, ma si vedono già (o per meglio dire di nuovo) le scintille.
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