Migranti, barcone in difficoltà in Libia: militari italiani lo soccorrono

Da 24 ore in difficoltà al largo delle coste libiche. A bordo c'è una bambina morta. Interviene la Marina militare italiana

Migranti, barcone in difficoltà in Libia: militari italiani lo soccorrono

La Marina militare italiana è intervenuta per soccorrere un barcone su cui viaggiano una novantina di immigrati. L'operazione al largo delle coste libiche è stata concordata seguendo le regole internazionali, ma sono ugualmente partite le polemiche da parte delle organizzazioni no governative. "Il salvataggio è stato lanciato 24 ore dopo che le autorità sono state avvisate la prima volta", ha accusato Alarm Phone che ieri pomeriggio aveva rilanciato l'sos dell'imbarcazione in difficoltà.

Il pressing delle organizzazioni non governative, che pattugliano il Mar Mediterraneo, parte non appena viene avvistato il barcone in difficoltà nell'area a cavallo tra le zone "Search And Rescue" libica, maltese e tunisina. La richiesta viene, quindi, diretta all'Italia affinché intervenga ad aiutare il barcone in difficoltà nonostante si trovi ancora in acque libiche. La prima a chiedere un "urgente" intervento di soccorso è Mediterranea Saving Humans, l'ong dei centri sociali veneti, chiamando in causa la nave P490 "Cigala Fulgosi" della Marina militare italiana. L'imbarcazione è infatti "in grave difficoltà" e Alarm Phone, che è in contatto con gli immigrati che sono in balia delle onde del mare, fa girare la notizia che una bambina di 5 anni ha perso la vita durante la traversata. Tra le persone in pericolo ci sono anche una quindicina di minori tra cui anche un bebè di appena nove mesi. "Sono a rischio di ipotermia", denuncia Luca Casarini, l'ex tuta bianca del G8 di Genova che ha armato la Mare Jonio, riferendo che c' anche una donna incinta "che sta molto male".

"L'imbarcazione non può muoversi e imbarca acqua", spiega Casarini ai microfoni di RaiNews 24 lanciando accuse pensantissime alle autorità italiane. "Ieri, nelle vicinanze, c'era un pattugliatore della Marina italiana che ha inviato anche un elicottero - è l'accusa mossa - la situazione è conosciuta alle autorità italiane e il problema è il solito rimpallo con i libici, che si traduce in una violazione dei diritti umani e della Convenzione di Ginevra". "La Libia è un Paese in guerra: non si può chiedere a un Paese in guerra di intervenire né affidare queste persone a coloro da cui fuggono", incalza l'ex no global cogliendo l'occasione per attaccare ancora una volta Matteo Salvini. "Le autorità italiane che dicono 'devono intervenire i libici' stanno commettendo una grave violazione dei diritti umani - conclude - non si capisce perché la nave italiana, che ha anche mandato un elicottero a sorvolare il barcone, non sia intervenuta. La situazione è agghiacciante e il risultato è che le persone muoiono nel Mediterraneo".

Anche mentre la Marina militare italiana interviene per salvare i disperati, non si placano le polemiche. Anzi, il governo gialloverde viene addirittura accusato di essere dietro alla morte della bambina di 5 anni. "Sappiamo chi poteva salvarla e non l'ha fatto - denunciano su twitter i vertici di Mediterranea Saving Humans - la nave P490 'Cigala Fulgosi' è sempre stata a poca distanza, ma ha aspettato".

Peccato che una volta a bordo del barcone, i nostri militari si accorgono che quanto riferito da Alarm Phone sulla presenza di un cadavere a bordo, è una fake news. "Non c'è nessuna vittima", fanno sapere dalla "Cigala Fulgosi" che è attualmente impegnata nell'operazione "Mare Sicuro" insieme ad altre unità aeronavali della Difesa.

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