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Nessuna pace per l'Afghanistan Ecco perché ci torniamo ora

Torniamo dove sono caduti molti dei nostri soldati e dove oggi Isis e talebani minacciano l’Occidente SOSTIENI IL REPORTAGE

Nessuna pace per l'Afghanistan Ecco perché ci torniamo ora

Non è facile dire cosa potremo raccontare in Afghanistan durante questo reportage. L’Afghanistan è sempre un appuntamento al buio anche se lo conosci bene. L’obiettivo è capire standoci in mezzo qual è la situazione del paese all’indomani della decisione di paesi come Stati Uniti, Germania e Italia, che hanno vogliono sospendere il ritiro e di fatto rimanere per non si sa quanto altro tempo.

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Un paese dove i talebani avanzano come mai hanno fatto in 14 anni di guerra. Kunduz che è stata brevemente presa ed è finita sotto il controllo dei Talebani per qualche giorno, ma non erano mai riusciti ad entrare in quella città capoluogo del nord neanche quando loro negli anni '90 controllavano il paese. Il nuovo presidente cerca di lottare contro la corruzione endemica, cerca dare una direzione alla politica, ma è molto solo, circondato da un parlamento ancora fazioso, maschilista, traboccante di Signori della Guerra amnistiati, più votati al loro personale interesse che a quello del popolo. I soldati afgani ancora non riescono a gestire la sicurezza insieme alla polizia, spesso altrettanto corrotta. E in tutto questo, sotto o in mezzo c’è la gente, quelli di paese dove la vita tutto sommato non è cambiata e quella delle grandi città come la capitale, dove i giovani chattano e twittano, dove i giornalisti scrivono e criticano, dove le donne vogliono a gran forza i loro diritti. All’università di Kabul hanno appena inaugurato il primo corso di genere, le donne afgano del passato e del futuro. E si studia di quelle donne che negli anni '70 giravano con le gonne al ginocchio, i capelli al vento e il passo deciso verso un futuro che di lì a poco si sarebbe interrotto. La maggior parte delle donne afgane, che sono giovanissime, neanche sanno che tutto questo esistito. La vice presidente del comitato olimpico è una donna che 10 anni fa aprì la prima palestra di aerobica per donne, in onore della sua sorella sportiva, uccisa dai talebani. C’è la scuola di musica classica, quella di teatro all’avanguardia. Ragazzini e ragazzine che vanno a scuola di skateboard, e anche una squadra di pugilato al femminile. Ci sono gli artisti che hanno dipinto i muri di sicurezza di Kabul con immagini di occhi contro la corruzione. Ci sono donne in politica, in magistratura, in medicina, nello sport e ci sono uomini che le aiutano nella loro scalata, per poi vederle di nuovo spesso precipitare di fronte alle minacce dei talebani. Ci sono locali, ristoranti aperti, banche e negozi. Ma ci sono anche quelli, che tutto questo vogliono distruggerlo.

Noi questo vorremmo raccontare in questi dieci giorni di Afghanistan, le sue due facce, la società civile, i suoi progressi, le sue fatiche e i suoi sacrifici, ma non si possono dimenticare e mostrare i soldati americani che restano e ancora combattono, i soldati afgani sottoposti ad un veloce addestramento dove spesso l’etica viene schiacciata dalla necessità. Le esplosioni frequenti che in momento cancellano l’esistenza di qualcuno che ce l’aveva fatta fino a quel momento. Poi per sapere il resto, non resta che seguirci e venire con noi. SOSTIENI IL REPORTAGE
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@schiavulli

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