Incendio a Notre Dame

Quella lezione di Notre Dame che la sinistra deve imparare

I paladini del progressismo - da Saviano alla Boldrini - hanno sempre denigrato i "secoli bui". Salvo poi piangere per la bellezza della cattedrale francese in fiamme

Quella lezione di Notre Dame che la sinistra deve imparare

Un periodo di luce. Così Regine Pernoud definisce il Medioevo. E non a torto, come dimostra il lutto di tutto il mondo di fronte al fuoco che ieri sera ha inghiotto la cattedrale di Notre Dame a Parigi. Davanti alla bellezza di quell'edificio ormai ferito tutti si sono fermati. C'è chi si è messo a pregare e chi ha pianto. Perché la bellezza, soprattutto quando rischia di scomparire, colpisce tutti. E tutti sono rimasti toccati da questa disgrazia che ha, in parte, annichilito uno dei più importanti monumenti del Medioevo.

Un periodo storico ben descritto dall'accademico agnostico Jacques Le Goff: "Il Medio Evo è stato sempre considerato come un periodo di passaggio tra l’Antichità e la Modernità, ma passaggio significa soprattutto sviluppo e progresso. Nel Medio Evo progressi straordinari ci sono stati in tutti i campi, con i mulini a vento e ad acqua, l’aratro di ferro, la rotazione delle culture da biennale a triennale".

L'eredità di Notre-Dame

Il rogo di Parigi ci ha consegnato l'immagine di un mondo fragile. Ma soprattutto di un'eredità del passato che non siamo più in grado non solo di mantenere ma neanche di replicare. Per la prima volta, dopo secoli di storia, l'uomo europeo è consapevole che non riuscirà a costruire un gioiello simile al precedente. E quel Medioevo - che per secoli è stato considerato un periodo oscuro, con l'aggettivo "medievale" usato quasi come un insulto come un sinonimo di barbaro e di incivile - oggi è tornato a non avere più alcuna accezione negativa: perché quell'epoca ci ha consegnato una civiltà di cui anche i Lumi e la Rivoluzioni non ne sono altro che eredi.

Le fiamme che hanno avvolto Notre Dame sono fiamme che hanno avvolto la nostra civiltà. Ma nessuno se n'è accorto finché non la stavamo per perdere. E chi fino all'altro ieri si ostinava a esaltare il contemporaneo denigrando il passato - che non può essere né mitizzato né condannato - si è riscoperto improvvisamente cultore di un mondo che non ha mai voluto accettare, se non come una (millenaria) parentesi di oscurantismo. Un errore che ha coinvolto soprattutto una parte di sinistra, quella più progressista e iconoclasta, che ha scelto la via dello scontro superficiale e acritico con la storia invece di farlo proprio, come base su cui si è fondata la nostra società.

Quei parricidi della storia

Basta guardare la cronaca degli ultimi mesi per farsene un'idea. Monica Cirinnà ha accusato i sovranisti di voler riportare l'Italia al Medioevo. Stesso discorso per Luigi Di Maio che, commentando il Congresso delle famiglie, ha detto: "Non andiamo a festeggiare il Medioevo a Verona come purtroppo fa una parte di questo governo". Laura Boldrini è riuscita a fare di meglio scrivendo su Twitter: "Il ministero dell’istruzione che promuove corsi sull’esorcismo! Ma quando lo capiranno che non siamo nel Medioevo e che la scuola deve preparare i giovani alle sfide del futuro?". L'onnipresente Roberto Saviano, commentando la legislazione spagnola sull'aborto, ha invece parlato di una "legge che, insieme a colui che l’ha concepita e proposta, ha strappato il Paese alla modernità per scaraventarlo nel Medioevo".

Gli esempi sarebbero tanti: forse troppi. Ed è tutto frutto di un retaggio culturale che per anni non ha permesso di cogliere la bellezza costruita in quei secoli "bui". La stessa definizione di "gotico", "nome posticcio e vagamente dispregiativo che è stato dato ad un certo stile", come spiega a ilGiornale.it l'esperto d'arte Sergio Mandelli, nasce da quella cultura da cui poi sono arrivate le condanne a un intero millennio e l'attacco acritico a quella storia che ieri rischiavamo di perdere. "L’architettura gotica (ma anche le dorature degli straordinari polittici, i colori vivaci delle pitture che ricoprivano per intero le chiese, la poesia cavalleresca e trobadorica, la filosofia scolastica, l’aspetto delle città, la concezione della vita) - prosegue Mandelli - è quanto di più lontano vi possa essere da una descrizione del Medioevo quale periodo oscuro, leggenda costruita in secoli molto vicini a noi, ma che di fatto è da considerarsi completamente priva di fondamento".

E oggi l'impressione (verrebbe quasi da dire la speranza) è che il rogo della cattedrale sia servito a far scorgere la luce del Medioevo perfino al mondo progressista.

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