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Obama parla dopo la batosta. E fa ancora l'Obama

Il presidente: "Siamo più che una semplice mappa di stati rossi e blu. Siamo gli Stati Uniti, possiamo e dobbiamo fare di più insieme". Ma avverte: "Alcune leggi dei repubblicani non le firmerò"

Obama parla dopo la batosta. E fa ancora l'Obama

Dopo la batosta nelle elezioni di midterm Obama si ripresenta in pubblico con una conferenza stampa convocata alla Casa Bianca. Nel primo pomeriggio del "day after" il presidente ostenta tranquillità. La scoppola rimediata non sembra averlo mandato in confusione. Prova a mostrarsi sereno e lucido. E dice quali sono le proprie intenzioni: "Prevedo di trascorrere ogni momento dei prossimi due anni per fare il mio lavoro nel miglior modo possibile". Dà una lucidatina ai risultati, indicando il "vero progresso da quando è iniziata la crisi, sei anni fa: i progressi nella sanità, il deficit che è diminuito, il calo del prezzo della benzina come la dipendenza da altri Paesi per il petrolio e la percentuale di laureati aumentata". Gli americani, però, non hanno ritenuto sufficienti questi risultati. E lo si è vsito dai voti. Obama ne prende atto, non può fare altrimenti.

"Sono ansioso di collaborare con il nuovo Congresso". Gli Stati Uniti, ha aggiunto Obama, "hanno grandi cose da fare, possiamo fare progressi e li faremo se li faremo insieme". Ammette che non sarà una strada facile da percorrere ma è convinto che sia giusto farlo. E indica come: "Confronteremo le nostre idee, anche se non siamo totalmente d’accordo. Cominciamo a lavorare sulle cose su cui lo siamo al 70-80%". Sa già, però, che ci saranno delle divergenze forti, ma sembra non volergli dare troppo peso: "Il Parlamento presenterà delle leggi che io non firmerò, è naturale ed ovvio, ed è così che funziona la democrazia".

Sulle cose da fare subito Obama non ha dubbi: "Ci sono cose di cui questo Paese ha bisogno e che non possono aspettare altri due o quattro anni. È tempo di prendersi cura del nostro business". Il presidente si è detto "ottimista sul futuro" anche perché serve lavorare affinché "gli americani sentano gli effetti dell’economia in miglioramento dove più conta, nelle loro vite".

Obama fa ancora l'Obama. O almeno ci prova, forse per convincere se stesso. "Credo ancora in quello che dissi sei anni fa quando fui eletto, nonostante tutte le cartine viste in tv. Noi siamo più di una raccolta di Stati rossi e blu, noi siamo gli Stati Uniti d'America".

Dà subito una scadenza il presidente: "Abbiamo cinque settimane per approvare il budget ed evitare che succeda ciò che è accaduto all’inizio di questo anno". L'obiettivo, dunque, è evitare lo shutdown (il blocco delle attività amministrative). Su un altro tema molto importante, quello dell'immigrazione, mette le mani avanti: "Entro la fine dell’anno farò la riforma per l’immigrazione". E spiega: "Agirò anche contro il Congresso", precisando che non intende aspettare. "Abbiamo mostrato anche troppa pazienza". Su questo punto Obama è molto duro. Replica a Mitch McConnell, leader dei repubblicani in Senato, che lo ha messo in guardia, con altrettanta durezza, sul fatto che un’azione unilaterale sull’immigrazione sarebbe un "grave errore". Poi però Obama prova a svelenire i toni con una battuta: "Mi piacerebbe bere un Bourbon del Kentucky" con il senatore McConnell. Ma subito precisa: "Non so quale sia la sua bevanda preferita".

Altro tema caldo, l'allarme Isis. Obama dice subito che intende lavorare con il Congresso su una nuova autorizzazione per usare la forza militare. Il mondo, ha spiegato il presidente, ha bisogno di sapere che il Paese è unito in questo sforzo: "I nostri soldati meritano il chiaro sostegno del loro governo". Quanto alla guerra in corso Obama ha ammesso che "è troppo presto per dire se gli Usa stanno vincendo", aggiungendo che "l'Isis ha una posizione più vulnerabile e uno spazio di manovra più difficile rispetto a prima".

Sulla riforma sanitaria il presidente si dice aperto a eventuali modifiche "responsabili". Ma che vuol dire? Quelle modifiche che punteranno a farla funzionare meglio: "La legge funziona ma questo non significa che non possa essere migliorata". Poi mette subito le mani avanti, con fermezza: "Non firmerei mai l’abrogazione dell’Obamacare: nonostante le polemiche e i contenziosi "sappiamo che la legge funziona, con milioni di persone in più che ora sono assicurate e con gli stati che hanno esteso la copertura assicurativa". È una legge "di cui sono orgoglioso".

Rispondendo alle domande dei giornalisti Obama tocca poi il tema spinoso dell'energia atomica dell'Iran: "Preferisco che non ci sia nessun accordo piuttosto che un cattivo accordo. Serve un meccanismo che ci permetta di verificare che l'Iran non possa sviluppare armi atomiche. Nelle prossime tre, quattro settimane scopriremo se ci possa essere un accordo". Ha aggiunto poi che le "sanzioni adottate dagli Stati Uniti hanno portato dei risultati mai visti prima". Il governo di Teheran, ha affermato, "si è seduto finalmente al tavolo dei negoziati in maniera seria e ha rispettato le regole. I negoziati sono stati costruttivi, la comunità internazionale è stata coesa, anche i Paesi con cui ci sono state divergenze, come la Russia". "Abbiamo collaborato - ha sottolineato Obama - per garantire che l'Iran non abbia la capacità di costruire un'arma atomica, che

538em;">potrebbe minacciare i nostri amici, come Israele, ma a lungo termine anche noi stessi".

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