"Pericolo per la sicurezza nazionale". Il Belgio espelle l'imam di Molenbeek

Mohamed Toujgani gestisce la moschea più grande del Belgio. Pregava Allah di "bruciare gli oppressori sionisti con il sangue dei martiri"

"Pericolo per la sicurezza nazionale". Il Belgio espelle l'imam di Molenbeek

Nel 2009 chiedeva ad Allah di "bruciare" gli "oppressori sionisti" trasformando "il sangue dei martiri in un fuoco ardente". Per quelle frasi, pronunciate durante l’operazione Piombo Fuso nella striscia di Gaza, poi, chiese scusa, rivendicando di essere antisionista, sebbene non antisemita. A distanza di più di dieci anni però, per il governo belga l’imam marocchino Mohamed Toujgani, che gestisce la moschea al-Khalil di Molenbeek, il quartiere di Bruxelles diventato celebre per aver dato i natali agli autori degli attentati più sanguinari degli ultimi anni, rappresenta ancora "un grave pericolo per la sicurezza nazionale".

Per questo il segretario di Stato all'immigrazione del governo di Bruxelles, Sammy Mahdi, ha firmato un decreto di espulsione nei suoi confronti ritirandogli il permesso di soggiorno. La decisione arriva nei giorni in cui a Parigi vengono ascoltati i jihadisti che parteciparono alle stragi del Bataclan e all’attentato all’aeroporto di Bruxelles Zaventem, che costò la vita a 32 persone. Ad essere interrogato nei giorni scorsi era stato proprio Mohamed Abrini, un altro "figlio" di Molenbeek, come i fratelli Abdeslam.

Nelle parole pronunciate davanti ai giudici nessun segno di pentimento per gli "infedeli" uccisi negli attacchi. "Attentati per bombardamenti", occhio per occhio, dente per dente, questa la filosofia, con la jihad che resta un "dovere" per ogni musulmano che si rispetti. Idee, le sue, che a quanto pare restano ancora attuali in questa banlieu multiculturale, dove il radicalismo va di pari passo con alcol, droga e traffici. Secondo gli 007 del Belgio, a portarle avanti sarebbe anche l’imam di al-Khalil, la più grande moschea del Belgio, che viveva a Molenbeek dal 1982.

L’uomo, secondo i media locali, avrebbe già lasciato il Paese e non potrà fare ritorno almeno per i prossimi dieci anni. Il segretario di Stato Mahdi non ha dato informazioni più dettagliate sulle motivazioni alla base della decisione. Si è limitato a sottolineare il fatto che Mohamed Toujgani rappresenta un "pericolo attuale, reale e serio". Si parla, ha rimarcato, "di estremismo e ingerenza". Per alcuni osservatori dietro il provvedimento ci sarebbe la volontà di dare un segnale alle autorità marocchine, in particolare, si legge sul portale della tv pubblica francofona RTBF, un tentativo di "fermare l’ingerenza dei servizi segreti del Marocco sul culto musulmano in Belgio".

Per le autorità di Rabat, interpellate in anonimato dalla stessa emittente, Toujgani sarebbe esponente di un islam moderato che "non ha mai creato problemi". A giustificarlo è anche l’Esecutivo musulmano belga, che dice di aver "condannato fermamente" in passato le frasi antisemite dell’imam, il quale però, ricorda l’organizzazione, "si era pentito delle sue affermazioni e chiesto scusa alla comunità ebraica". A Molenbeek il consigliere comunale Ahmed El Khanouss parla di Toujgani come di un uomo aperto al dialogo con le altre comunità religiose. Le parole pronunciate nel 2009, dice, sono state "estrapolate dal contesto". "Era il periodo in cui Israele bombardava Gaza", ricorda.

Anche per Abdessamad Belhaj del Centro interdisciplinare di studi dell’Islam nel mondo contemporaneo (Cismoc), Toujgani non è un radicale ma un esponente dell’islam sunnita moderato, "anche se tradizionalista ed a volte emotivo".

Da parte sua l'imam, per bocca del suo avvocato, Georges-Henri Beauthier, nega di aver mai detto di voler "bruciare gli ebrei". "Le dichiarazioni del segretario di Stato sono scioccanti", ha denunciato il legale, accusando Sammy Mahdi di dire falsità e incitare all’odio.

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