Quei corpi crocifissi sono la nuova arma contro l'Occidente

Lo "Stato islamico" proclamato in Irak avanza con esecuzioni sommarie e l'ordine di infibulare le donne. E noi abbiamo paura

Quei corpi crocifissi sono la nuova arma contro l'Occidente

Le atroci immagini di uomini crocifissi con gli occhi bendati e il petto avvolto dal testo della sentenza scritta a mano a caratteri cubitali, di decapitati con le teste rotolanti per terra, di esecuzioni sommarie con i cadaveri nelle fosse comuni, dei corpi straziati e le macerie fumanti per l'esplosione di un «martire» suicida, di adultere lapidate sulla pubblica piazza, sono le vere armi della guerra santa islamica che ha sconvolto il Medio Oriente con la nascita del sedicente «Stato islamico» sotto l'autorità dell'autoproclamato Califfo Al Baghdadi sulle ceneri degli stati nazionali della Siria e dell'Irak.

Così come l'arma vincente di questa jihad è evidenziare che l'insieme di queste atrocità sono l'applicazione letterale dei versetti coranici e dei detti e dei fatti di Maometto, a cominciare dal versetto che recita: «La ricompensa di coloro che fanno guerra a Dio e al Suo Messaggero e che seminano scandalo sulla terra è che siano uccisi o crocifissi, che siano amputati delle mani e delle gambe ai lati opposti e che siano esiliati: ecco l'ignominia che toccherà loro in questa vita; nell'altra vita avranno immenso castigo» (V, 33). Il Corano assicura la massima legittimità a questi barbari assassini: «Uccideteli ovunque li incontriate, e scacciateli da dove vi hanno scacciati: la persecuzione è peggio dell'assassinio (II, 191); Combatteteli finché non ci sia più persecuzione e il culto sia \ ad Allah (II, 193); «E quando il tuo Signore ispirò agli angeli: «Invero sono con voi: rafforzate coloro che credono. Getterò il terrore nei cuori dei miscredenti: colpiteli fra capo e collo, colpiteli sulle falangi! (...) Non voi li avete uccisi. Allah li ha uccisi» (VIII, 12-17).

Quell'«Allah li ha uccisi» è la sintesi del successo della strategia del terrore islamico. Perché nell'attimo in cui nella nostra mente si fissano le immagini delle morti atroci e la consapevolezza che è Allah stesso e il suo inviato Maometto a legittimarle, si interiorizza la certezza che nulla e nessuno riuscirà a fermare questi fanatici assassini che hanno sradicato dal cuore e dalla mente qualsiasi umanità e razionalità, trasformandosi in robot della morte che andranno avanti sterminando e devastando fino a quando il mondo intero non si sarà sottomesso all'islam e alla sharia.

È così che un pugno di centinaia di terroristi islamici è riuscito a sopraffare l'esercito e le forze di sicurezza irachene che sulla carta contavano un milione di persone. In realtà non c'è stato combattimento ma la fuga o la resa. Non sono stati i terroristi islamici a vincere ma gli altri a scegliere di perdere.

Così è stato anche nel Settimo secolo quando con una rapidità impressionante l'insieme delle sponde meridionale e orientale del Mediterraneo, che erano cristiane, furono sottomesse all'islam. Loro vincono perché noi ci facciamo sopraffare dalla paura. Abbiamo paura sia perché siamo diventati fragili dentro, perdendo la certezza di chi siamo sul piano delle radici, della fede, dell'identità, dei valori, delle regole fino a non immedesimarci più nella nostra civiltà, sia perché i terroristi islamici si presentano come l'incarnazione del male assoluto che non solo non hanno a cuore la vita ma scelgono deliberatamente la morte concependola come la garanzia per assicurarsi il Paradiso di Allah. Ebbene noi che abbiamo radicato in noi il valore della sacralità della vita, finiamo per soccombere senza neppure reagire di fronte a chi aspira alla morte propria e altrui.

Ecco perché quelle atroci immagini di crocifissi, decapitati, massacrati, giustiziati e lapidati servono ad anticipare la nostra sconfitta facendoci morire dentro, rendendoci ancor più fragili, totalmente succubi della paura di morire fisicamente. Ma la morte peggiore è quella che si consuma giorno dopo giorno dentro di noi, facendoci perdere man mano il valore della vita, della dignità e della libertà.

Allora: Reagiamo! Mobilitiamoci! Combattiamoli! Sconfiggiamoli! Salvaguardiamo la nostra umanità! Difendiamo la nostra civiltà! E quando arriverà quel giorno, l'importante sarà morire in piedi, a testa alta, restando sempre e fino all'ultimo pienamente noi stessi.

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