Quell'allarme dell'Algeria ignorato da Hollande

Già il 6 gennaio i servizi avevano avvisato il governo francese di un attentato imminente

Quell'allarme dell'Algeria ignorato da Hollande

Non solo gli attentati di Nantes e Digione alla vigilia di Natale: dall'Algeria arriva la prova che il governo francese ha sottovalutato il rischio terrorismo e cresce il dubbio che il massacro a Charlie Hebdo e a Parigi poteva essere evitato.

Secondo la tv francese iTelè, che cita informazioni "raccolte nel corso di questi giorni", infatti, alla vigilia della strage i servizi segreti algerini avevano già allertato l'Eliseo di un attacco terrorista imminente. "Il 6 gennaio i servizi segreti algerini hanno contattato i loro omologhi francesi avvertendoli che una massiccia operazione terroristica stava per avere luogo", spiega il caporedattore Lucas Menget.

Al momento la notizia non ha trovato conferme, ma è bastata per riaccendere la polemica sulla sorveglianza dei soggetti a rischio e in particolare delle cellule jihadiste collegate con il Maghreb. Come quella basata nel 19/o arrondissement di Parigi, battezzata "filiera delle Buttes Chaumont", dal nome del grande parco del quartiere, a cui erano collegati sia Cherif Kouachi, uno dei due killer di Charlie Hebdo, sia Amedy Coulibaly, il sequestratore di Parigi.

Molti in questi giorni chiedono una revisione delle leggi contro il terrorismo, per adeguarle da un lato ai nuovi mezzi di comunicazione, e dall’altro ai nuovi metodi di attacco, che non passano più per autobombe e gesti di massa ma piuttosto da attacchi mirati ad alto effetto simbolico. "Sarà necessario porsi delle domande su questa eventualità", si è limitato a dire stamattina il premier Manuel Valls, invitando però di nuovo, come già fatto ieri, a rinviare dibattiti e polemiche a quando la fase di emergenza sarà del tutto superata.

Sull'allarme terrorismo è intervenuto anche l'ex ufficiale Cia per gli obiettivi in Medio Oriente e membro della Fondazione per la difesa delle democrazie, Reuel Marc Gerecht, che ha spiegato al Wall Street Journal, secondo cui già all'indomani dell'11 settembre 2001 "gli esperti di antiterrorismo occidentale temevano il radicalismo islamico europeo più dei militanti islamici in Medio Oriente". Un radicamento che ha le sue radici in Francia già negli anni '90 con la guerra tra la giunta militare algerina e gli Islamisti contaminò la Francia.

Tra l'altro, scrive Gerecht, la possibilità di viaggiare senza visto all’interno dell’Ue "offre opportunità enormi ai jihadisti il cui obiettivo primario restano gli Usa" e i musulmani europei sono ormai così numerosi che "identificare i sospetti è un’impresa ormai praticamente impossibile, tanto più che anche i controlli e le negazioni dei visti a campione rischiano di causare problemi di natura diplomatica tra Washington e i suoi alleati europei".

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