Rapporto Onu: "Almeno 15mila stranieri partiti per la Siria e l'Iraq"

L'afflusso di miliziani dall'estero è senza precedenti. Al fronte anche reclute di nazioni mai interessate prima dal fenomeno

Un fotogramma da The Flames of War, video di propaganda dello Stato islamico
Un fotogramma da The Flames of War, video di propaganda dello Stato islamico

Un flusso "senza precedenti" di combattenti stranieri ha raggiunto la Siria e l'Iraq, per unirsi alle fila dello Stato islamico (Is) o ad altri gruppi estremisti. Lo scrivono le Nazioni Unite, in un rapporto di cui il quotidiano britannico The Guardian ha pubblicato un'anticipazione.

Il documento preparato dall'Onu non sottolinea soltanto il gran numero di persone in partenza, almeno 15mila, ma spiega anche che tra i Paesi d'origine delle nuove reclute del "jihad", più di 80, ci sono nazioni che fino a questo momento non avevano mai "affrontato sfide legate ad al-Qaeda".

Il numero delle reclute che hanno raggiunto Siria e Iraq, spiegano le Nazioni Unite, sono "molte volte il numero di quanti sono partiti tra il 1990 e il 2010 - e sono in aumento".

I dati confermano per eccesso quanto pubblicato quasi due mesi fa dal New York Times, che parlava di circa 12.000 militanti, citando dati del King's College di Londra e aggiungendo che, nonostante l'attenzione sia spesso puntata sugli occidentali, il maggior numero di jihadisti viene comunque dai Paesi musulmani, come Tunisia e Arabia Saudita.

A settembre la

Central Intelligence Agency (CIA) parlava già di 15mila persone provenienti da 80 Paesi diversi e diceva che almeno 2.000 di questi provenivano da Paesi occidentali. La stessa agenzia stimava il numero complessivo di combattenti tra le 20.000 e le 31.500 unità.

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