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Sacerdote sgozzato, servizi segreti nel mirino: si sono fatti sfuggire il jihadista

Gli davano la caccia da giorni. Ma non sapevano il nome. Così i servizi francesi si son lasciati sfuggire il jihadista che ha sgozzato padre Jacques

Sacerdote sgozzato, servizi segreti nel mirino: si sono fatti sfuggire il jihadista

Proprio come Adel Kermiche, anche il secondo jihadista, Abdel Malik Nabil Petitjean (classe 1996), non era sconosciuto alle forze di intelligence francesi. Anzi, erano giorni che gli stavano alle calcagna. Purtroppo, come accade troppo spesso agli agenti d'Oltralpe, sono arrivate troppo tardi. L'anti terrorismo aveva ricevuto una segnalazione molto chiara: "Quest’uomo è pronto a colpire in Francia". Avevano pure foto dell'islamico che si era radicalizzato, ma nessun nome e, quel che è peggio, nessun indirizzo. La sua identità è, poi, emersa solo quando padre Jacques era già stato sgozzato. Anche Abdel Malik Nabil Petitjean era sotto sorveglianza. I servizi segreti lo avevano schedato con la lettera "S", come tutti i sospetti terroristi, dopo che aveva tentato di raggiungere per la Siria.

Subito dopo la barbara esecuzione nella chiesa di Saint-Etienne du Rouvray l'agenzia Amaq ha diffuso in rete il video di rivendicazione dei due jihadisti (guarda qui). Immagini inequivocabili in cui i tagliagole giurano fedeltà al califfo Abu Bakr al Baghdadi prima di mettere mano al coltellaccio e sgozzare il prete 86enne. Quello che parla, con una giacca mimetica, è Adel Kermiche. Il suo nome di battaglia è Abu Jalil Hanafi. Quello che siede al suo fianco è Abdel Malik Nabil Petitjean. Il suo nome di battaglia è Abu Omar. Nel video se ne sta in silenzio e si limita ad annuire ripetendo come un ossesso "Allahu Akbar". Una calma che cozza con quello che poi succederà in chiesa. "Quei due indemoniati ci hanno divisi, mio marito e padre Jacques sulle panche di sinistra, io e le tre suore su quelle di destra – ha raccontato Janine – non preoccupatevi, ha detto uno a noi donne, non vi faremo niente, ci servite vive come ostaggi. Ho pensato: Dio mio, significa che non morirò subito e dovrò aspettare un po’ prima che mi uccidano". La donna era andata a Messa insieme al marito Guy per festeggiare il suo compleano: 87 anni. "Volevamo ringraziare Dio d’essere arrivati sin qui assieme – ha continuato la donna – la Messa era quasi finita quando sono entrati dalla sacrestia quei due. Uno aveva una pistola, l'altro un coltello". "Siamo pronti a farci esplodere - hanno urlato i due jihadisti - siete tutti prigionieri".

Durante la sparatoria in chiesa il volto di Abdel Malik Nabil Petitjean è stato completamente sfigurato. Per riconoscerlo i servizi di sicurezza hanno dovuto fare l'esame del dna. Solo quando gli sono arrivati i risultati hanno potuto collegare l'islamico radicalizzato con l'assalto a padre Jacques. D'altra parte la carta di identità di Abdel Malik Nabil Petitjean era stata trovata nella camera di Adel Kermiche. Come spiega Marco Bresolin sulla Stampa, "la notte prima dell’attacco in chiesa aveva dormito lì, ospite del suo complice, a 600 chilometri da casa sua". Quando poi hanno attaccato i fedeli in chiesa, padre Jacques continuava a dirgli di smetterla, di non mettersi nei guai, di non fare schiocchezze. Loro l’hanno preso dalla panca e gli hanno ordinato di inginocchiarsi. Padre Jacques ha resistito, voleva parlargli – forse pensava di convincerli – ma quello col coltello gli ha dato il primo colpo di lama, dall’alto verso il basso, tra la clavicola e il collo. A un fedele hanno intimato: "Filma con questo!". E gli hanno passato un cellulare con cui riprendere il corpo senza più vita del sacerdote e i due tagliagole che mostravano le armi e tra loro parlottavano in arabo.

Le colpe non vanno ascritte soltanto ai servizi francesi. Anche quelli turchi hanno, infatti, mostrato clamorose lacune nella condivisione dei dati. Sempre secondo la Stampa, Abdel Malik Nabil Petitjean "era stato rintracciato sul territorio turco dalle autorità di Ankara il 10 giugno scorso, ma la segnalazione ai Servizi francesi" era arrivata "soltanto quindici giorni dopo". Un ritardo sufficiente a permettergli di rientrare comodamente in Francia l'11 giugno "senza che nessuno se ne accorgesse". Allo strano ritardo della Turchia, poi, l'anti terrorismo francese ne ha aggiunto altro.

Tanto che lo ha schedato sotto la lettera "S" soltanto il 29 giugno.

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