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"Salvate Cristina, bimba cristiana rapita dall'Isis"

Da agosto la famiglia non sa più nulla di lei, che le è stata strappata con la forza. Ora i francescani lanciano un appello. Il Giornale aveva raccontato la sua storia

Casa cristiana saccheggiata nella cittadina fantasma di Telleskef a 30 chilometri da Mosul prima occupata dall'Isis e poi dai curdi
Casa cristiana saccheggiata nella cittadina fantasma di Telleskef a 30 chilometri da Mosul prima occupata dall'Isis e poi dai curdi

Strappata dalle braccia dei genitori, sequestrata dai miliziani dell'Isis lo scorso agosto. È lo storia tragica di Cristina Khader Ebada, una bambina di tre anni, di una famiglia cristiana siriaca finita in un campo profughi nella zona di Erbil.

In fuga dall'avanzata dei jihadisti, che lo scorso giugno hanno preso il controllo di città come Mosul e Tikrit, quest'ultima poi riconquistata dalle forze fedeli a Baghdad, sono finiti al campo profughi "La pace", nella zona della capitale del Kurdistan iracheno.

Una vicenda che Gli occhi della guerra avevano raccontato a novembre dell'anno scorso, quando Fausto Biloslavo era stato in Iraq per raccontare la guerra al sedicente Califfato e la persecuzione dei cristiani. "Sono arrivati a Karakosh urlando che i cristiani dovevano andarsene - aveva racconta la madre di Cristina -. Hanno preso la mia bambina. Non l’ho più vista e non so dove sia".

Oggi un rinnovata appello è arrivato dai frate della Basilica di San Francesco d'Assisi. Dal loro sito hanno lanciato un hashtag #SaveCristina, per non dimenticare "gli occhi di questa bimba che hanno già visto troppo" e per riportare l'attenzione su una storia dimenticata.

Una delegazione dei frati di Assisi ha incontrato a Erbil la famiglia Khader Ebada, che ha raccontato ancora una volta una storia di abusi e di violenze. Costretti a salire su un autobus e a partire, i genitori hanno dovuto abbandonare la figlia nelle mani dei miliziani, minacciati di morte.

Da allora, da agosto, di lei non sanno più nulla.

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